Vi segnalo, ove vi fosse sfuggito, questo post su Vocidall'estero "Operazione verità, a che punto è la notte italiana", che è stato pubblicato simultaneamente da un gruppo di blog in sinergia.
Il post, attraverso una serie di dati relativi agli indicatori reali o, invece, predittivi (secondo le originarie stime del governo), dello stato della finanza pubblica italiana, dimostra non solo la sistematica erroneità delle stime in base a cui sono effettuate le manovre finanziarie, presuntamente tese a "mettere in sicurezza" i conti pubblici, ma anche come gli effetti concreti di questi interventi "seri e credibili" producano sistematicamente effetti divergenti e peggiorativi rispetto agli stessi fini dichiarati.
Ma c'è di più, e di peggio: nel provocare effetti contrari agli obiettivi dichiarati, l'austerità espansiva peggiora le condizioni dell'economia reale, provocando e prolungando la recessione. Al punto che in questo blog (e in sedi scientifiche, compreso il libro "Euro e democrazia costituzionale") si è ipotizzata la illegittimità costituzionale delle manovre finanziarie ispirate all'adeguamento ai criteri di convergenza di Maastricht - che hanno determinato un durevole output-gap, cioè la minor crescita di un PIL da allora stagnante-, mentre la stessa contrarietà all'impianto fondamentale della Carta vale, a maggior ragione, per il "pareggio di bilancio".
Le stesse conclusioni cui perviene il post, - un'Italia destinata a oscillare tra stagnazione e recessione fino a che verranno applicate le politiche "austere", con la simultanea distruzione del welfare- le abbiamo già esposte in precedenti post, praticamente con parole quasi identiche.
Ve ne ripropongo un "montaggio", con l'avvertenza che alcune previsioni e cifre sono state date in base ai dati al tempo disponibili. In realtà la situazione si è poi persino aggravata.
Il primo post è del 30 aprile 2013, "Il moltiplicatore, il pareggio di bilancio e i conti che non torneranno", e mostra il meccanismo in forza del quale si verifica ciò che è "constatato" nel post linkato ed a cui ci stiamo ricollegando.
Il secondo post è del 3 luglio 2013, "Deficit, pareggio di bilancio e pseudo-ripresa", e illustra come, continuando senza alcuna esitazione sulle stesse politiche, a parte delle fasi di rallentamento strategico, l'agire dello stesso meccanismo escluda ogni possibilità di agganciare la ripresa, propagandisticamente mitizzata (ma solo per poter proseguire indisturbati nelle riforme di smantellamento dell'intervento statale a fini di strutturale deflazione salariale).
I due post contengono argomenti comuni che sono ripresi, a distanza di tempo, ma la ripetizione nella rispettiva esposizione, una volta accostatili, non risulta inutile (a sentire Fassina che parla a "la Gabbia" in questo preciso momento): in realtà, nell'osservazione dei fatti che essi sviluppano, si compendiano in una dinamica critica proporzionale alla cieca ostinazione con cui si sta provvedendo a distruggere l'Italia. Con risultati, aggiornati ad oggi e per il futuro, persino peggiori di quelli previsti, nelle linee generali, in quelle sedi.
Il post, attraverso una serie di dati relativi agli indicatori reali o, invece, predittivi (secondo le originarie stime del governo), dello stato della finanza pubblica italiana, dimostra non solo la sistematica erroneità delle stime in base a cui sono effettuate le manovre finanziarie, presuntamente tese a "mettere in sicurezza" i conti pubblici, ma anche come gli effetti concreti di questi interventi "seri e credibili" producano sistematicamente effetti divergenti e peggiorativi rispetto agli stessi fini dichiarati.
Ma c'è di più, e di peggio: nel provocare effetti contrari agli obiettivi dichiarati, l'austerità espansiva peggiora le condizioni dell'economia reale, provocando e prolungando la recessione. Al punto che in questo blog (e in sedi scientifiche, compreso il libro "Euro e democrazia costituzionale") si è ipotizzata la illegittimità costituzionale delle manovre finanziarie ispirate all'adeguamento ai criteri di convergenza di Maastricht - che hanno determinato un durevole output-gap, cioè la minor crescita di un PIL da allora stagnante-, mentre la stessa contrarietà all'impianto fondamentale della Carta vale, a maggior ragione, per il "pareggio di bilancio".
Le stesse conclusioni cui perviene il post, - un'Italia destinata a oscillare tra stagnazione e recessione fino a che verranno applicate le politiche "austere", con la simultanea distruzione del welfare- le abbiamo già esposte in precedenti post, praticamente con parole quasi identiche.
Ve ne ripropongo un "montaggio", con l'avvertenza che alcune previsioni e cifre sono state date in base ai dati al tempo disponibili. In realtà la situazione si è poi persino aggravata.
Il primo post è del 30 aprile 2013, "Il moltiplicatore, il pareggio di bilancio e i conti che non torneranno", e mostra il meccanismo in forza del quale si verifica ciò che è "constatato" nel post linkato ed a cui ci stiamo ricollegando.
Il secondo post è del 3 luglio 2013, "Deficit, pareggio di bilancio e pseudo-ripresa", e illustra come, continuando senza alcuna esitazione sulle stesse politiche, a parte delle fasi di rallentamento strategico, l'agire dello stesso meccanismo escluda ogni possibilità di agganciare la ripresa, propagandisticamente mitizzata (ma solo per poter proseguire indisturbati nelle riforme di smantellamento dell'intervento statale a fini di strutturale deflazione salariale).
I due post contengono argomenti comuni che sono ripresi, a distanza di tempo, ma la ripetizione nella rispettiva esposizione, una volta accostatili, non risulta inutile (a sentire Fassina che parla a "la Gabbia" in questo preciso momento): in realtà, nell'osservazione dei fatti che essi sviluppano, si compendiano in una dinamica critica proporzionale alla cieca ostinazione con cui si sta provvedendo a distruggere l'Italia. Con risultati, aggiornati ad oggi e per il futuro, persino peggiori di quelli previsti, nelle linee generali, in quelle sedi.
1° POST
Il moltiplicatore fiscale è una faccenda complicata. Infarcito di variabili su fattori rilevanti opinabili, secondo gli stessi ricercatori, quel che è certo è che esista. Ovviamente nessuno si azzarda più a usare quello originario Keynesiano, ma intanto, ci attestiamo sugli ultimi, ma non solo, studi di FMI-Blanchard.
E facciamo una semplificazione da praticoni come di consueto.
Con l'avvertenza che la prima parte dell'esposizione, quella relativa all'individuazione dei moltiplicatori utilizzati e alla ricostruzione dei calcoli "ufficiali" dell'Economia e di Bankitalia, è quasi un "divertissment", che mira a enfatizzare la confusione totale in cui sono piombati (al PUD€). Essenzialmente per celare la strategia di conservazione del potere e "temporeggiatrice" che stanno disperatamente adottando in attesa di vie d'uscita che, i più accorti tra "loro" (qualcuno forse ci sarà), si rendono conto essere molto scarse.
Quindi svolte badogliste sempre più probabili e calcoli di futuro riposizionamento opportunistico che dominano, come "retropensiero" che i media irregimentati non riescono più a ben dissimulare, tutto quanto sta accadendo.
Allora, rinunziando a distinguere tra moltiplicatore della spesa corrente e quello del public investment, e al periodo, breve o medio, di rilevazione, avevamo ipotizzato, un moltiplicatore di circa 1,6-1,7 per ogni punto di riduzione del deficit via tagli della spesa .
Sapir, usando lo stesso metro - riferimento al punto di PIL di minor ìndebitamento, però senza troppo distinguere nel mix di tagli e tasse-, ci dice che il moltiplicatore è "1,4, se non di più".
Quindi diamo per buono l'1,5 "medio" in relazione al tipo classico di mix in cui sono FINORA consistite normalmente le manovre; poi potremmo accreditare, sempre per semplificazione empirica, un moltiplicatore, ad origine FMI, di 0,8-0,9 per le misure di imposizione fiscale (nuove tasse o tagli delle stesse) e di 1,7 per la spesa pubblica.
E' ovvio che il sistema è, come detto, grossolano, ma vedremo poi come appaia ORA ragionevole tendere ormai a tarare il moltiplicatore "mediato" sul taglio della spesa piuttosto che sull'aumento dell'imposizione. E quindi il criterio omnicomprensivo mediato di Sapir ci appaga, confermato com'è dai calcoli qui in precedenza effettuati, poi asseverati dalle successive uscite dei nostri responsabili economici.
Con questi "grossolani", ma pragmatici e più realistici, mezzi a disposizione, la situazione sarebbe questa:
il deficit accertato nel 2012, ai fini UE, è stato del 3%: dato ufficiale ai fini contabili per la Commissione UE.
Quello stimato per il 2013 sarà del 2,9.
In precedenza, prima del provvedimento d'urgenza sui crediti delle imprese verso la p.a., abbiamo anche quantificato, - in base agli effetti dei tagli della spesa 2012 sul 2013 e alle operazioni di rifinanziamento di CIG, rimedi per gli esodati e contribuzione varia ai fondi e ai salvataggi europei, cioè alle voci "inevitabili"-un deficit intorno a 2,4/2,5 punti di PIL.
Che poi questo sarebbe l'indebitamento "ante-pagamento crediti alle imprese" ci è stato confermato dallo stesso governo e al centesimo in corso d'anno: l'indebitamento annuale sarebbe stato al 2,4% (evidentemente scontando gli oneri ineludibili indicati nella prima stima da noi effettuata), ma si aggraverà, a seguito del DL sui crediti alle imprese, fino al 2,9.
La Commissione UE, però, non si fida. Ma perchè non ha chiara la situazione contabile: non perchè creda nel moltiplicatore, nonostante gli studi di Blanchard abbiano stigmatizzato proprio il "loro" calcolo dello stesso, stimato a 0,4-0,5, livelli che, per l'ufficio studi del FMI, va bene per i paesi del terzo mondo e non per paesi a capitalismo avanzato e in vincolo di cambio fisso come l'area UEM.
Senonchè, e ovviamente lo diciamo sempre sulla base dell'approssimazione grossolana che il confuso balletto di cifre e di criteri "ufficiali", e ufficiosi, ci consente, i 20 miliardi da erogare come pagamenti alle imprese entro quest'anno, sarebbero pari a 1,3 punti di PIL abbondanti. Di cui solo una parte sarebbe già scontata, col criterio di cassa, nella spesa in erogazione e quindi non inciderebbe sul deficit. La parte che invece non solo agisce sul debito da emettere da parte del tesoro, ma ANCHE sull'indebitamento-deficit, avrebbe un effetto sul deficit (non sarebbe nell'ammontare) pari a, evidentemente 0,5 punti di PIL.
Ciò quindi non significa che l'ammontare "scoperto" dal criterio di cassa sia intorno ai 7,5 miliardi circa: per avere un effetto sul deficit di questa portata, infatti, deve essere ben superiore (il deficit è un differenziali tra flussi in entrata e in uscita).
Infatti, in termini contabili dare/avere, tutto ciò che non trova già coperura nella spesa programmata nel 2013, è stata fatta oggetto di previsioni apposite di ulteriore copertura per poco meno di un punto di PIL, da raggiungere, si noti, mediante tagli futuri, a carico degli enti locali erogatori, e comunque di tagli lineari a carico delle amministrazioni centrali.
L'ammontare di questa modalità di copertura non graverebbe però per intero sull'anno in corso, per cui non sarebbe indicativa per riquantificare con esattezza i dati 2013. Ma accontentiamoci del principio di copertura annuale immaginandolo corrispondente a pagamenti effettuati entro lo tesso termine, con sorprendente efficienza.
Dando dunque per scontata la solerte esecuzione dei pagamenti, senza eccessivi ritardi burocratici accuratamente disseminati nella disciplina di pagamento (un vero e proprio atto di fede), per avere un aggravio di 0,5 punti di PIL nel deficit 2013 vuol dire che dobbiamo risalire al moltipicatore utilizzato dall'Economia: questo risulterebbe, in base ai dati ricavabili dalle rilevazioni precedenti, di circa 1,3. Lo abbiamo desunto da come ha eseguito i calcoli previsionali correttivi della recessione 2013.
Quindi la spesa aggiuntiva per i pagamenti della p.a. dovrebbe avere un moltiplicatore di 1,3, dando luogo a un differenziale positivo teorico di crescita di 1,69 punti di PIL.
Che, a sua volta, dovrebbe dare un gettito approssimativo, di nuove entrate, di poco meno della metà, calcolando la pressione fiscale annuale "media" attestatasi oltre il 46% (con le oscillazioni che registrerà trimestre per trimestre, a seconda degli adempimenti e dando per altrettanto scontato l'aumento dell'IVA per giugno o, in sua sostituzione inevitabile, una manovra sulle deduzioni/detrazioni fiscali).
Senonchè, per arrivare a un deficit aggiuntivo di 0,5 del PIL, questi 1,69x0,46= 0,78 punti di PIL di nuove entrate, dovrebbero portare, simultaneamente, a un calo del gettito determinato dalla anzidetta copertura mediante tagli alla spesa: supponendo infatti di attenersi al moltiplicatore "ufficiale ricostruibile" di 1,3 (che però è errato per difetto, perchè sarebbe in realtà 1,7, secondo i parametri del FMI), ciò vuol dire che l'ammontare della copertura avrà dato un risultato recessivo superiore a quello dell'effetto espansivo; "aggiustando" i calcoli deduttivamente, a ritroso, dovrebbe essere pari a un minor PIL per 2,5 punti circa, e quindi a minori entrate (da caduta della base imponibile) per corrispondenti 1,15 punti di PIL, sempre alla pressione fiscale ipotizzata di 0,46% sul PIL.
Ma allora i conti proprio non tornano: com'è possibile?
Una contrazione di PIL di 2,5, con un moltiplicatore di 1,3, dovrebbe essere corrispondente a tagli aggiuntivi di copertura per 1,92 punti di PIL, mentre invece parrebbe di capire, dalle cifre poste nel DL "crediti delle imprese", che la copertura, in realtà pure scaglionata a cavallo di questo e del prossimo anno, è pari circa a 0,8 punti di PIL!
E, tra l'altro, se così fosse, i differenziali tra spese aggiuntive effettuate e quelle tagliate porterebbero una recessione aggiuntiva di circa 0,8 e quella totale a fine anno a 2,1 punti di PIL (e non è detto che poi non sia così, ma per altre vie).
La verità? Non hanno usato alcun moltiplicatore: il calcolo effettuato per ricorreggere il deficit 2013, per come esaminato dalla Commissione, è stato basato sul fatto che si considera il solo fatto contabile di (ipotizzabile) cassa: al netto della copertura mediante tagli nel loro ammontare nominale ci sarà un'erogazione di spesa aggiuntiva di circa 0,5 punti di PIL, che si riflette in misura essattamente corrispondente sul deficit.
Cioè, non si applica in queste previsioni iniziali alcun moltiplicatore. Semplicemente se ne nega l'esistenza e si procede come se lo Stato fosse un'impresa, e non determinasse il meccanismo complessivo dell'intervento pubblico e della leva fiscale, cioè la sua influenza propagantesi sul PIL. Come se conseguentemente la contrazione-espansione della spesa pubblica, in base al moltiplicatore, non agisse a più livelli sui fattori aggregati della domanda.
Poi, quando si faranno aggiornamenti in base al consuntivo trimestrale, cioè dell'andamento reale dei conti pubblici, ci si accorgerà che il moltiplicatore esiste, se non altro perchè "è inutile discutere con i fatti".
Ma i calcoli saranno così sempre sbagliati.
Il fatto è che, se li facessero giusti, stimando un ragionevole moltiplicatore, le politiche suggerite si rivelerebbero in partenza sempre sbagliate.
E non possono permetterselo. Devono prendere tempo: anche ora, anzi subito.
Ma questo perchè, come si legge abbondantemente sui giornali, si sono convinti che occorra dire che l'austerità va allentata.
Solo che non ci raccontano per bene come: ciò, infatti, sarebbe raggiunto mediante alcuni ventilati alleggerimenti di imposizione fiscale, ma anche spese "sociali", come il rifinanziamento della cassa integrazione straordinaria, possibili redditi di sostegno (cittadinanza a metà?) alle famiglie in difficoltà, soluzione del problema esodati, e via dicendo.
Vigendo tuttavia il "pareggio di bilancio", tutti questi saranno finanziati principalmente con tagli della spesa. Per 10 o 20 miliardi, non si sa bene, e non si neppure in che arco di tempo, a seconda di quali sgravi, tipo IMU, mancato aumento dell'IVA a giugno, allentamento del patto di stabilità coi comuni, saranno per primi dati in pasto alla propaganda della "Nuova era".
"Era" che nuova non sarà affatto: se per dare il sostegno alle famiglie taglierò, abolendoli o accorpandoli, altri sussidi sociali, nella migliore delle ipotesi avrò raggiunto un risultato neutrale.
Se invece, notate bene, per dare copertura a sgravi fiscali opereranno tagli alla spesa in misura corrispondente, il risultato sarà di aggiuntiva recessione.
Perchè, infatti, lo sgravio fiscale aumenta il reddito disponibile effettivo meno della spesa pubblica: il primo ha un moltiplicatore comunque inferiore, supponiamo, di 0,8-0,9, attenendoci alla semplificazione per il breve periodo del calcolo del FMI; la seconda, "in media", di 1,5 (se non di 1,7: almeno, date le condizioni creditizie della nazione e la straordinaria rigidità della curva IS, che solo la spesa pubblica può sbloccare).
Quindi mentre la sostituzione di spesa sociale con altra è una mera operazione neutrale da punto di vista del PIL, cambiando soltanto, a seconda dell'individuazione dei beneficiari rispetto alla legislazione presistente, la distribuzione del reddito, la sostituzione di tasse con tagli a loro copertura è un'operazione recessiva. Cosa che molti di voi sanno benissimo.
Ma è proprio per questo che hanno bisogno di ignorare il moltiplicatore.
Ed è proprio per questo che in breve, attuati programmi fiscali del genere, si ritroveranno con recessione perdurante e amplificata sulle previsioni 2013 e 2014.
Basta attendere pochi mesi.
Ammesso, per concludere, che mentre comunque gli accantonamenti dei relativi fondi - creati mediante tagli- già operano, siano poi resi effettivi i pagamenti dei crediti alle imprese: cosa che pare proprio impossibile, dato il regime di "burocrazia a ostacoli" prescelto. Il che accelerererà sia la recessione, sia l'andamento dei conti fuori previsione, anche prima dell'effetto delle nuove manovre.
Insomma, a noi non danno scampo, ma pure "loro" non stanno tanto bene...
2° POST
Per chi se le fosse perse, e ad ogni buon conto, faccio il montaggio delle risposte date alle pertinenti osservazioni fatte da Lorenzo Carnimeo:
"Una cosa va detta: tecnicamente, se accettano di lasciare nel breve periodo il deficit al 3%, può in effetti verificarsi un periodo di assestamento con crescita poco sopra lo 0,...
Ma questa è un'ipotesi che non tiene conto della bilancia dei pagamenti: questa ha avuto un miglioramento "ante mortem", dovuto alla restrizione fiscale della domanda interna (aumenti dell'IVA e delle accise sui carburanti, con generale e drastica caduta dei consumi).
Tuttavia, la recessione (innescata dalle manovre dell'estate 2011 e seguenti) ha inciso in modo strutturale sull'offerta nazionale: la caduta simultanea e drammatica di investimenti e consumi, porterà alla incapacità di produrre quanto una "eventuale"domanda, non dico in crescita, ma anche solo "stabilizzata", potrà comportare.
Ecco allora che, dopo una fase di stagnazione (crescite 0,3...) che verrà salutata come ripresa, la bilancia dei pagamenti (in tutte le sue voci, non solo per la partita "merci", beninteso), ritrascinerà l'Italia in recessione e si procederà a nuova deflazione salariale (unico metodo di correzione conosciuto in UEM), nuova caduta della domanda, nuova deindustrializzazione da caduta della domanda; e perciò calo del PIL, del gettito fiscale, acuito da furiosi tagli della spesa pubblica (in risposta) e quindi fallimento successivo dell'obiettivo di deficit.
SE SI RIMANE NELL'EURO, questo e solo questo ci attende; PER DECENNI.
Cioè il ciclo oscillerà sempre e solo tra stagnazione e recessione: e con una frequenza allarmante e distruttiva.
Esattamente come prefigura ciò che è accaduto dal 2002 ad oggi.
Quindi non avremmo una "ripresina"; in realtà sarebbe una "non recessione". Cioè crescita prossima allo zero, ma non negativa (sostanziale stagnazione).
Cerco di farla sintetica:
il margine di spesa pubblica è in realtà estraneo a ciò; come dice pure Munchau si tratta di programmi risibili. Quelli attuali e pure i futuri; gli sbandierati cofinanziamenti esigono pur sempre un concorso di spesa nazionale, contabilmente ridotto a essere simbolico;
- la "non recessione", nella visione paradossale e ormai fuori dalla realtà dei responsabili della nostra economia, è in realtà dovuta:
a) al fatto stesso di consentire il mantenimento di un deficit e di non perseguire con immediatezza il pareggio tecnico (-0,50, in assenza di congiuntura);
b) il che significa di non dover calibrare, con la stessa frequenza e dimensione degli ultimi 2 anni, manovre di austerity su questo obiettivo, lasciando, più o meno i conti come stanno e attendendo, secondo le "loro" previsioni, che la deflazione salariale aumenti la competitività e l'export;
- questa stessa aspettativa conferma che la recessione è dovuta tutta alle politiche fiscali!;
- poichè invece la crisi è di domanda, anche lasciando le cose come stanno (più o meno, e comunque per il 2014, perchè il 2013 è già di recessione), la domanda interna calerà lo stesso e non potrà essere sostituita da quella estera "aggiuntiva", perchè mancati investimenti e deindustrializzazione nazionali sono stati portati troppo in là, mentre i nostri vicini UEM soffrono di problemi analoghi e il livello del cambio non ci consente una vera espansione extra-UEM;
- differenziali di interessi, credit crunch, crollo del valore patrimoniale di assets finanziari e immobiliari, porteranno poi ad una ulteriore forte fuga di capitali, i cui rendimenti permarranno all'estero e non verranno reimportati (fenomeno simile alla fuga delle expertise migliori, cervelli e relativi redditi in fuga);
- siccome non sanno PERCHE' E DOVE SBAGLIANO, di fronte alla caduta della domanda (interna e estera), e quindi di gettito fiscale (e persino con innalzamento di spesa per disoccupazione), non sapranno far altro che tassare ancora e tagliare la spesa comprimibile (che si allargherà a dismisura, con acclamazione mediatico-livorosa). Nel tentativo di arrivare prima o poi al "pareggio di bilancio".
Risultato: brevi stagnazioni preluderanno a fasi recessive da ripresa della austerity.
Vorrebbero andare avanti così all'infinito gli ITALIAN-PUD€, non avendo capito il moltiplicatore e cosa non funzioni nel vincolo di cambio.
Perchè l'euro, per loro, è irrinunciabile e la deflazione salariale come prospettiva illimitata nel tempo li esalta troppo.
"La Commissione Ue ''consentira' deviazioni temporanee dal raggiungimento dell'obiettivo di medio termine'' che consentiranno ''investimenti pubblici produttivi'', cofinanziati dalla Ue. Lo ha annunciato il presidente Jose' Barroso e oggi il commissario Olli Rehn scrivera' ai ministri per spiegare il nuovo approccio.
La Commissione, ha spiegato Barroso, "ha esplorato ulteriori modi all'interno del braccio preventivo del Patto di Stabilità (cioé per chi è sotto il 3% di deficit e quindi fuori da procedura, ndr) per realizzare investimenti pubblici non ricorrenti con un impatto provato sulle finanze pubbliche". E oggi quindi Barroso ha annunciato che "quando la Commissione valuterà i bilanci nazionali per il 2014 e i risultati di bilancio del 2013, considererà di consentire deviazioni temporanee del deficit strutturale dal suo percorso verso l'obiettivo di medio termine (per l'Italia è il pareggio strutturale nel 2014-2015, ndr) fissato delle raccomandazioni specifiche per Paese". Tale deviazione "deve essere collegata a spesa pubblica su progetti co-finanziati dalla Ue nell'ambito della politica strutturale e di coesione, delle reti trans-europee e della 'Connecting Europe Facility' con un effetto nel lungo termine positivo, diretto e verificabile sul bilancio".
Puddo-piddini di tutte le "etnie" festanti. Un trionfo!
Ma la prospettive sono puntualmente quelle sopra enunciate. Il discorso è questo: "per il 2014 vi consentiamo di mantenere il deficit al 3%, ma solo se ci "piace" quello che fate in termini di spesa, chiamandolo "investimenti" (cioè supply side per produrre ma non si sa, per le ragioni dette, per vendere a chi).
Per il 2015, l'obiettivo deve essere il "prossimo al pareggio di bilancio", cioè l'obiettivo "strutturale" da cui non si può deviare. E lo ribadiscono.
Nella migliore delle ipotesi, per chi ha capito il moltiplicatore e il funzionamento del saldi settoriali: se non verrà impostata una riduzione del deficit "a consuntivo" del 2013, pseudo-ripresina nel 2014 e, alla fine di tale anno, massiccia manovra riduttiva del deficit per il 2015 (sul deficit che risulterà a fine 2014: e ci sarà da divertirsi, per così dire, dato che sarà molto difficile persino mantenere il deficit al 3%).
Quindi nuova inevitabile recessione...e manovre correttive per "promuovere la crescita" attraverso la "virtuosità" fiscale.
I moltiplicatori hanno uno strano destino: tutti (quasi) li conoscono, ma pochissimi li usano. Qualche giorno fa un economista firmatario di lettere e moniti, ha presentato la recente manovra economica del governo come aspirina contro il cancro. Il fatto è che, alla fine della lettura (di quel post) si rimane sconcertati dagli effetti complessivi delle singole componenti. Ciò deriva, secondo me, dalla influenza relativa dei moltiplicatori. Mando un garbato commento di introduzione dei moltiplicatori come mezzo esplicativo e l'estensore mi risponde: «Che naturalmente è negativo. Più tasse, meno Pil. Meno tasse, più Pil. Ma se ci sono meno tasse e meno spesa pubblica il Pil si riduce perchè in questo caso "vince" il moltiplicatore della spesa pubblica, che è maggiore in valore assoluto e che vede calare il Pil quando la spesa cala.» E così diventa reale la sensazione di disallineamento che si ricava dalla lettura: non bisogna aspettarsi proporzionalità diretta tra cause ed effetti. In fin dei conti bastava dirlo.
RispondiEliminaps la risposta chiude con un «Tutto chiaro?» di difficile interpretazione
Ad avercene come te, Neri.
EliminaIl moltiplicatore in pareggio (Haavelmo) è complessivamente negativo (quello della spesa è, tendenzialmente, il doppio). Questa verità, che il FMI, conferma in termini pratici, smentirebbe il 90% delle deliranti discussioni che tv e giornaloni continuano a condurre invocando i tagli della spesa per coprire quelli delle tasse.
Gli economisti più quotati, intervistati ai TG, o in ogni sede pubblica, tacciono.
Credo che sotto ci sia un diktat implicito degli ambienti bancari e confindustriali: la destrutturazione dell'intervento pubblico e l'azione della curva di Phillips devono andare avanti. No matter waht. Credono che comunque alla fine la società ne risulterà "depurata".
Sono tutti, più o meno inconsciamente, seguaci della dottrina del non-Stato di von Hayek. Ma se non li si mette di fronte alla cruda verità cercheranno di celarlo fino all'impossibile e al controfattuale
Ciao Quarantotto, se ho capito bene il meccanismo dovrebbe funzionare così:
RispondiEliminaSe riduco la spesa pubblica di 10 miliardi di euro e contemporaneamente diminuisco le tasse di 10 miliardi, il Pil si ridurrà in quanto gli effetti del moltiplicatore della spesa è quasi il doppio di quello fiscale.
Viceversa: se alzo le tasse di 10 miliardi e aumento la spesa pubblica di 10 miliardi, magari di quella produttiva, manutenzione di tutti gli edifici pubblici, il Pil cresce sempre a causa dei moltiplicatori.
Totalmente OT: oggi è il 24 ottobre giorno d'inizio della Battaglia di Caporetto, la ricordo per due motivi.
1) I poveri disgraziati che durante la ritirata avevano perso i collegamenti con il proprio reparto venivano fucilati sul posto. Oggi abbiamo un intera classe dirigente svenduta al nemico, premiata e coccolata dai media.
2) i quadri intermedi dell'esercito disobbedirono all'ordine di resistere fino all'ultimo uomo, e grazie a quella insubordinazione che l'esercito italiano riusci a riorganizzarsi, attestandosi al di qua del Piave.
Mi auguro che la classe intermedia ( piccoli artigiani commercianti piccoli medi industriali, e tutta la categoria delle professioni) emuli le gesta di quei tenenti e capitani che 96 anni fa salvò l'esercito e quindi il Paese.
Su Caporetto: la differenza è che i media di allora (in una società ancora liberal-censitaria) erano, paradossalmente, meglio di quelli di oggi (cioè meno antiitaliani)!
EliminaE' come provare a spiegare ad un contadino che più si riduce la quantità di semenza e più aumenterà il raccolto.
RispondiEliminaIl contadino risponderebbe con un forcone a chi gli dicesse una tale cretinata, mentre l'Italia intera se la beve e continua a bersela.
eccezzionale per semplicita' ed efficacia, da segnarsela!
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