domenica 19 marzo 2017

TRUMP, NATO E "QUESTIONE TEDESCA": L'INIZIO DI UNA STRATEGIA P€RCORRIBILE?


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1. L'incontro Trump-Merkel ha avuto un esito che corrisponde, come normale conseguenza (e "reazione") alle prese di posizione assunte dalla cancelliera, che hanno "tirato dentro" la maggior parte dei leaders €uropei e, naturalmente, le stesse istituzioni UE. Che infatti, nel tenere la linea tedesca, non si fanno tutt'ora pregare:



2. Quella della Merkel è stata una presa di posizione di aperto contrasto all'elezione di Trump, durante la campagna elettorale, e poi di critica contestazione dei suoi atti di governo (in specie sulla questione del ban ai "rifugiati" musulmani e poi sull'accusa frettolosa e integralista di "protezionismo").
L'opinione pubblica internazionale, in base a ciò che è trapelato (molto poco) sui media circa il contenuto operativo-negoziale dei colloqui, peraltro, non è a conoscenza dei concreti accordi-disaccordi che possono essere insorti negli incontri tra le due rispettive delegazioni al seguito dei due capi di governo. 
Piuttosto, si è focalizzata su questi due tweet di Trump che segnerebbero una sorta di consuntivo finale del clima politico scaturito dall'incontro:
3. Quanto così formulato da Trump contiene una parte di verità e una parte di forzatura, almeno a stare a quelli che sono gli impegni giuridicamente rilevanti che possono essere reclamati dagli USA nei confronti degli alleati NATO in Europa.
La parte di verità corrisponde, peraltro, a un fatto notorio: gli USA spendono in Europa molto più dei partners europei per mantenere il sistema difensivo NATO.
I dati forniti dall'Alleanza Atlantica sono evidenti in proposito:
Il grafico 3 sottostante, è importante saperlo, ci dice tuttavia che, in rapporto all'andamento del PIL rispettivo, USA e dei paesi europei, la spesa pubblica per la difesa ha avuto una contrazione, successiva alla grande crisi finanziaria del 2008, più marcata per gli USA che per i paesi europei appartenenti alla NATO.
Tra questi vi sono però sia Stati membri che non sono parte dell'UE, sia Stati membri UE che non sono parte dell'eurozona: quelli dell'eurozona, com'è noto, anche a considerare una "media", e non le singole posizioni di paesi anche importanti come l'Italia, hanno tassi di crescita del PIL inferiori al resto d'Europa. In sostanza, i due grafici, scorporando opportunamente i paesi dell'eurozona, ci dicono che uno sforzo di mantenimento dei budget della difesa è stato fatto ed è persino maggiore di quello degli Stati Uniti.


4. Comunque quelli che seguono sono i dati percentuali "assoluti" di spesa militare "effettiva", in rapporto al PIL, disaggregati per ciascun Stato aderente alla NATO: l'Italia è in una posizione nella media, di poco peggiore di quella della Germania: solo il Regno Unito e la Polonia sono, attualmente, sopra il 2% (sotto il profilo della spesa complessiva sia generale che in "equipment"), mentre Grecia e Estonia lo sarebbero solo includendovi spese del personale e di amministrazione non direttamente "logistico-militare". La Francia, a sua volta, ha una spesa militare complessiva sotto il limite, ma al di sopra per quanto l'equipaggiamento operativo.

5. Ma c'è da considerare ciò che le stesse guidelines NATO configurano come "impegni", attuativi del trattato e concordati tra gli Stati membri secondo le sue procedure.
Spiega infatti Ivo Daalder, rappresentante permanente presso la NATO, che "gli Stati Uniti decidono autonomamente quanto spendere nel sistema NATO. Non c'è un meccanismo di transazione finanziaria nel quale i paesi NATO pagano gli USA per difenderli. Ciò è parte dell'impegno assunto col trattato.
Tutti i paesi NATO hanno assunto l'impegno di portare la spesa militare al 2% del PIL entro il 2024. Finora si sono adeguati 5 paesi NATO. Quelli che ancora non l'hanno fatto stanno comunque incrementando i loro budget della difesa.
Ma non c'è alcuna somma che debba essere pagata agli USA...L'Europa deve spendere di più nella difesa ma non come un favore o un pagamento nei confronti degli USA...".

6. Insomma non solo la contribuzione in rapporto al PIL dei paesi NATO europei, per rafforzare la capacità difensiva della stessa NATO, non è attualmente violativa degli impegni assunti (in base al trattato), ma queste somme non formano oggetto di alcuna obbligazione "retributiva" della maggior contribuzione USA.

7. Alla luce di questo quadro possono formularsi alcune osservazioni:
a) anzitutto, una di natura politico-economica: se veramente l'obiettivo di Trump è quello di un maggior impegno militare europeo sostitutivo di quello, ritenuto ormai troppo oneroso, sostenuto dagli USA, il suo interesse è che il PIL dei paesi dell'eurozona, in quanto quelli più grandi demograficamente e caratterizzati da un maggior prodotto (almeno un tempo), cresca in misura opportuna e non sia bloccato in una stagnazione che può, in qualsiasi momento, degenerare in recessione, ove siano rigidamente applicati i target fiscali di riduzione dell'indebitamento annuo e del debito pubblico previsti dalla disciplina dell'eurozona. 
Come potrebbe l'Italia aumentare effettivamente la propria capacità militare, con una effettiva e non simbolica crescita della relativa spesa pubblica, se costretta dal pareggio di bilancio e dalla, pur contestata, esigenza di copertura-rientro del continuo salvataggio pubblico, intrapreso e annunciato del suo sistema bancario?

b) in secondo luogo, rammentiamo quanto è stato espresso in questa fonte USA, che appare riflettere il punto di vista di Trump in quanto esponente di una filosofia di "America first":
"La  Nato non funziona come un'alleanza. E' un gruppo di nazioni sovrane che risponde alle richieste americane se lo ritiene opportuno. Gli Stati Uniti lo sanno e a un certo punto, qualcuno evidenzierà che la Nato è obsoleta.
La questione può riassumersi nella seguente domanda. Qual è l'impegno dei paesi europei verso gli Stati Uniti? E qual è l'impegno USA vero l'Europa?
Non è più chiaro se ci sia la base geopolitica per questo impegno. Gli interessi sono divenuti divergenti. Nato non è più adatta alla realtà odierna".
Ebbene, se Trump vuole una formale responsabilizzazione del reciproco e (più) paritario impegno militare, deve modificare il Trattato NATO o promuoverne una serie di fondamentali modifiche, richiamando il "rebus sic stantibus" (cosa che peraltro è quasi eufemistica, sul piano formale, dato che, su quello sostanziale, la Nazione di gran lunga più forte, non ha bisogno di particolari legittimazioni giuridiche per chiedere un diverso assetto rispetto a un trattato a suo tempo "promosso" secondo i propi prevalenti disegni politico-internazionali).

8. In tutti i casi, una conclusione pragmatica dovrebbe risultare chiara agli USA: 
- l'eurozona configura un sistema economico che ostacola il riequilibrio da loro auspicato
- l'UE nel suo complesso costituisce un soggetto la cui traiettoria va in senso opposto a quello da loro ritenuto, attualmente, necessario perseguire. Ed infatti (p.7):
"questo insieme di notazioni (ex parte USA) non sono scevre da lacune: ad esempio, sono svolte senza coordinare il quadro delineato alla concreta modalità con cui le "Comunicazioni" €uropee sopra menzionate vogliono sviluppare la difesa - e l'industria- militare in UE
Abbiamo visto che il prevedibile sviluppo di questo disegno si riveli un inevitabile rafforzamento dell'egemonia industriale, ma soprattutto politica, della Germania.
Zero Hedge non pare (esplicitamente) dar peso al fatto che un paese mercantilista, - che ricorre per di più al vantaggio abilmente dissimulato dell'euro, per commerciare con una moneta svalutata rispetto alla sua capacità esportativa individuale-, una volta preso il controllo politico-economico dell'intera eurozona (...qui p.11, ferma l'intangibilità della moneta unica), accoppiando pure quello militar-industriale, non potrebbe che acuire la sua resistenza e le sue pretese di contrapporre i propri interessi a quelli USA. 
E questo anche in chiave di rapporto con la Russia (e di rapporto privilegiato per farne un ulteriore hub esportativo per beni strumentali, costruzione di infrastrutture e beni durevoli di consumo).
Per finire, poi, (p.8) c'è un altro "aspetto ancora più inquietante: la prosecuzione degli indirizzi di politica industrial-militare progettati in sede europea, proprio perché soggetti all'imposizione de facto della preminenza politico-economica tedesca, rischiano di innescare non le mire russe sulla "penisola europea" quanto un conflitto interno alla stessa europa occidentale (si pensi alla prospettiva di una vittoria della Le Pen alle presidenziali francesi; ma non solo). 
La "minaccia" tedesca, oggi ammantata di europeismo (ipocritamente pacifista da parte del paese meno cooperativo della già non cooperativa UE-M), diverrebbe un rischio, sempre più concreto, di ritorno alle stesse ragioni che portarono gli USA a intervenire sul teatro europeo nella seconda guerra mondiale."

9. Dunque, al di là delle specifiche clausole e obbligazioni (verso l'organizzazione NATO e non finanziariamente verso gli USA) previste in sede NATO, e quindi delle pretese avanzabili sul piano del diritto dei trattati, si può solo sperare che la dichiarazione twittata da Trump sia il frutto di una strategia politica che inizi ad affrontare, - sia pure sul piano settoriale del legame tra geo-politica e spesa militare nello scenario (essenzialmente) dell'eurozona, perché è qui che si manifesta, di gran lunga, il maggior problema che Trump intende risolvere-,  quel verminaio di instabilità sociale e politica, prima ancora che finanziaria ed economica, che è divenuta l'eurozona rispetto all'intera crescita mondiale.
E il cuore di questo problema è la "questione tedesca"...

2 commenti:

  1. Salve,
    vorrei un vostro parere e sapere se è vero.
    Cito testualmente il professore di diritto dell'Università:
    "Leggi che vengono direttamente dall'Europa: i regolamenti comunitari sono leggi fatte dal parlamento europeo immediatamente efficaci in Italia.
    Quella europea è una fonte gerarchicamente superiore allo stato italiano: se c'è un contrasto tra regolamento europeo e legge italiana il giudice applica quello europeo."

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    1. Certo, se non esistesse una Costituzione, il tuo professore avrebbe ragione.


      (Ci sono giustappunto un blog ed un paio di saggi sull'argomento...)

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