1. Accantoniamo per il momento la verifica dell'andamento dell'estenuante situazione politica italiana: quest'ultima risulta ora sospesa tra le elezioni regionali in Molise e in Friuli, - come ora si dice, non senza contraddirsi su quanto sia prematuro e logicamente poco significativo attendere l'esito di un tale pseudo-sondaggio -, e la spada di Damocle (qui, p.7) dell'applicazione dell'Addendum BCE il cui effetto più certo ed immediato è l'innalzamento dei tassi per gli affidamenti alle PMI italiane, con la ricaduta di un credit crunch, sia sul lato dell'offerta che della domanda di credito, la riespansione delle stesse sofferenze (presso lo stesso sistema delle imprese), e un potenziale ma rapido deterioramento del valore delle garanzie già offerte (patrimoniio immobiliare della Nazione), della produzione industriale, e quindi dell'occupazione e della (già scarsa) crescita.
1.1. E' chiaro che, in questa situazione, - sulla quale sarà inevitabile tornare a breve-, il solo protrarsi della difficoltà di formare un governo che cerchi, con la tempestività necessaria, di mutare l'indirizzo politico-economico imposto dal pilota automatico eurista e banco-unionista, potrebbe far precipitare la situazione in un modo che sarebbe sempre più difficile, geo-politicamente, da correggere, per un governo che perseguisse l'interesse della Nazione. Mentre, per contro, si rivelerebbe uno scenario ideale per lo spaghetti Quarto Partito cosmopolita e €-continuista e le forze politiche che, in varie versioni, si stanno rivelando come le sue fedeli esecutrici.
2. Ma l'accantonamento temporaneo di questo pur importante tema (ed è importante tanto quanto lo è l'abbattimento definitivo dell'originario ordinamento costituzionale italiano, che rappresenta, come sappiamo, la "chiave di volta" per far crollare, in tutto l'occidente, il paradigma della democrazia sostanziale), è un atto dovuto.
In questo preciso momento storico, infatti, la minaccia di un conflitto a epicentro Siria che coinvolga le più grandi potenze nucleari del pianeta in un'escalation a dir poco insensata, assume un tetro carattere pregiudiziale e assorbente di ogni altra preoccupazione.
3. Su questa incredibile congiuntura, che è, peraltro, il frutto di ben prevedibili indirizzi geo-politici coltivati con cieca ostinazione da anni, lasciamo la parola a Paul Craig Roberts. Riportiamo perciò i passaggi più importanti di un suo recentissimo intervento sulla "crisi siriana". Craig Roberts, com'è noto, è una voce fuori dal coro e si esprime con una dura schiettezza che non corrisponde, per consapevole ed aperta contrapposizione, al mainstream mediatico imperante dai due lati dell'Atlantico.
Ma proprio per questo, è interessante conoscere il suo non banale punto di vista, che non a caso reca il titolo "We are in the Last Days before all Hell breaks loose" (richiamando in apertura il fatidico "gli ultimi giorni a Pompei"):
"...Risulta difficile non essere pessimisti quando apprendiamo che il manicomio di Washington ha inviato una portaerei da combattimento, accompagnata da sette navi missilistiche, per unirsi all'attuale unica nave del genere già al largo di fronte la base russa in Siria.
Se questi facili bersagli debbano sopravvivere all'affondamento, o se gli fosse permesso di lanciare un missile, o, alla portaerei, di inviare un singolo aereo da combattimento, è una faccenda che è lasciata interamente alla decisione dei russi.
I russi sanno che sono in grado, secondo la loro volontà e in pochi minuti, di affondare l'intera flotta USA, distruggere ogni aereo e vascello americano in Medio Oriente, e, entro il raggio dello stesso Medio Oriente, distruggere completamente l'intera capacità militare di Israele, spazzando via anche le forze militari dello Stato-teppista da quattro soli Arabia Saudita.
Tutti i bersagli (inermi, cioè "sitting ducks") sono stati offerti alla Russia dagli stupidi e arroganti Americani.
Dopo pochi minuti dall'attacco russo tutta la capacità militare di condurre un conflitto sarebbe rimossa dal Medio Oriente. Questa sarebbe una cosa positiva.
Tutto quello che la Russia deve fare per assicurarsi che gli USA non abbiano altra scelta che accettare una sconfitta istantanea è porre le proprie forze nucleari russe in allarme rosso.
[In conseguenza] ogni ricorso da parte degli idioti di Washington a un attacco nucleare significherebbe la fine degli Stati Uniti e dell'Europa occidentale così come del Regno Unito.
Ciò significherebbe la fine totale dell'Occidente per sempre, un evento che il resto del mondo saluterebbe come una cosa buona. Auspicabilmente, i vertici militari statunitensi, l'ultima e costantemente assediata fonte di onore negli USA, ben comprende tutto questo e non si adeguerebbe a un ordine suicida impartito da un cabinetto di guerra di pazzoidi.
La mia opinione è che comunque i russi non si spingeranno così lontano, e negheranno a se stessi una vittoria decisiva, poiché non comprendono il male totale che è concentrato a Washington e in Israele.
Ci sono rimasti infatti, all'interno del governo russo, un numero sufficiente di ingenui "integrazionisti atlantisti" perché si arrivi a ritenere che la Russia debba concedere a Washington e all'Europa ancora un'altra chance per tornare al buon senso.
Ma è una chance ulteriore è ciò che la Russia, e il mondo intero, non si possono permettere.
[In effetti] ci sono solo flebili possibilità che Washington e Israele possano arrivare a qualsiasi altra ragionevolezza che non sia l'egemonia.
Se Washington avesse una qualsiasi ragionevolezza, non avrebbe inviato navi da guerra per attaccare la Siria, o l'Iran allo scopo di sottrarsi alla proibizione russa di attaccare la Siria.
La Russia non può permettere che l'Iran sia ancora destabilizzato tanto quanto non può consentire che tale destino sia riservato alla Siria.
Il governo russo ha deciso di non includere l'Iran nella proibizione, e questo potrebbe rivelarsi un altro errore russo nel trattare con Washington.
Washington pensa che la solitaria USS Donald Cook, cacciatorpediniere "missile
destroyer" che staziona al largo della Siria, possa essere affondata senza che ne risulti nulla più che in incidente — Israele distrusse la USS Liberty con gravi perdite di marinai senza che ne scaturisse un vero incidente militare (ndQ: episodio del giugno 1967, a suo tempo clamoroso) — perché per la Russia affondare 9 navi da guerra americante, inclusa una portaerei, sarebbe più di quanto la Russia avrebbe "lo stomaco" di fare.
Ci vorranno circa 10 giorni prima che le navi americane, tutte sitting ducks,
raggiungano il punto dove possono essere dispiegate operativamente per un attacco.
Ciò dà allo US
Joint Chiefs of Staff (gruppo dei capi di stato maggiore della difesa USA) 10 giorni per annullare le decisioni del folle cabinetto di guerra di Trump’s e affermare lo stop all'Armageddon da parte dei comandi militari.
Sarebbe di giovamento, alla loro decisione di ribaltare la decisione del folle cabinetto di guerra di Trump, se la Russia procedesse ad affondare lo USS Donald Cook e abbattesse ogni aereo israeliano che si alzasse in volo, anche quelli negli stessi cieli di Israele.
Ciò che restituirebbe la sobrietà a Washington è l'uscita della Russia dalla mera fase difensiva, assumendo l'iniziativa militare invece di limitarsi a reagire alla iniziativa di Washington.
Pregate che il Dio cristiano, e non quello ebraico assetato di sangue,
prevalga nelle deliberazioni del gruppo dei vertici militari USA e che contrasti lo
insane war cabinet di Trump.
Secondo la mia opinione, con la figura del servitore di Israele, John Bolton, quale ascoltato consigliere per la sicurezza nazionale, la guerra con la Russia è inevitabile.
Seguendo il consiglio di Doctorow [ndQ: esperto USA di cose russe, citato all'inizio dell'articolo per il suo pessimismo sulla escalation della crisi siriana], stapperò lo champagne; prospettiva per la quale Doctorow non vuole implicare un festeggiamento ma l'atto di godersi gli ultimi istanti di vita.
Rimane da vedere se il conflitto deliberatamente avviato da Israele e i suoi pupazzi dementi a Washington possa essere evitato.
Ma essendo Washington persa nella sua arroganza, soltanto un deciso e fermo schiaffo russo sulle facce da idioti di Washington può salvare la vita sulla Terra.
A causa dei degli illusi e ottusi Because of the deluded and stupid Atlantisti-Integrationisti russi, (però) la Russia potrebbe non essere all'altezza di questo compito.
Gli « Atlantisti-Integrationisti » sono i liberali che hanno contribuito a far perdere la Guerra Fredda all'URSS: e le quinte colonne dell'oligarchia capitalistica russa ora sono parte del problema.
RispondiEliminaSegnalo questo appassionato articolo:
« Quanto più ha paura di perdere il controllo sul cervello di miliardi di persone in tutti gli angoli del mondo, tanto più aggressivamente urla, tira calci e ridicolizza se stesso. Non nasconde nemmeno più le intenzioni, che sono chiare: distruggere tutti [...] qualsiasi [...] Stato patriottico e indipendente. Silenziare tutti i media che dicono la verità.
La maschera cade e la faccia cancerosa della propaganda occidentale si svela. [...] All’improvviso è tutto allo scoperto. È spaventoso ma onesto. Questo è il nostro mondo. Questo è come s’è ridotta la nostra umanità. Questo è il cosiddetto ordine mondiale, o più precisamente, neocolonialismo.
L’occidente sa come massacrare milioni di persone e manipolare le masse. La sua propaganda è sempre stata dura (e ripetuta mille volte, non diversamente dalle pubblicità aziendali o dalle campagne d’indottrinamento fascista della Seconda Guerra Mondiale) [...] Non dimentichiamolo mai: [...ESSI hanno] assassinato e ridotto in schiavitù centinaia di milioni di esseri umani inermi e molto più avanzati, per secoli in tutto il mondo. A causa del talento nel lavaggio del cervello e nella manipolazione delle masse, [...ESSI hanno] commesso innumerevoli genocidi, rapine riuscendo a convincere il mondo che va rispettato e autorizzato a mantenere mandato morale [...]
L’occidente [LIBERALE, ndB] semplicemente non sembra capace di tollerare il dissenso. Richiede obbedienza piena e incondizionata, una sottomissione assoluta. Agisce da fondamentalista religioso e teppista globale. E per peggiorare le cose, i suoi cittadini sembrano essere così programmati od indifferenti o entrambi, che non capiscono ciò che i loro Paesi e “cultura” fanno al resto del mondo.
Sacrificherebbero uno, decine o centinaia di milioni di esseri umani solo per mantenere il controllo sull’universo? Sicuramente lo farebbero! L’hanno già fatto in diverse occasioni e senza pensarci due volte, senza rimpianti e senza pietà. La scommessa dei fondamentalisti occidentali è che il resto del mondo sia molto più decente e assai meno brutale da non poter sopportare un’altra guerra, un’altra carneficina, un altro bagno di sangue; che piuttosto si arrenda, rinunci ai propri sogni su un futuro migliore, invece di combattere e difendersi da ciò che appare sempre l’inevitabile aggressione militare occidentale. »
« Tali calcoli e “speranze” dei fanatici occidentali sono falsi. I Paesi che ora vengono minacciati ed intimiditi sono ben consapevoli di cosa aspettarsi se si arrendono alla pazzia occidentale e agli imperialisti. La gente sa, si ricorda cosa vuol dire essere schiavi. La Russia di Eltsin, crollata, fu saccheggiata dalle multinazionali occidentali, sputata faccia dai governi europeo e nordamericano; ebbe l’aspettativa di vita scesa ai livelli dell’Africa sub-sahariana.
RispondiEliminaIl fascismo fu visto, affrontato e fermato. [...] I popoli ora vedono e ricordano. Cominciano a ricordare chiaramente cosa gli è successo. Iniziano a capire. Sono incoraggiati. Comprendono chiaramente che la schiavitù non è l’unico modo di vivere.
La coalizione anti-occidentale o più precisamente anti-imperialista è ora solida come l’acciaio. Perché è una grande coalizione di vittime, di popoli che sanno cos’è lo stupro e il saccheggio, cosa sia la distruzione completa.
[...ESSI sanno] che il mondo giudicherà presto l’occidente, per i secoli di crimini che ha commesso contro l’umanità. Sa che la guerra dei media sarà vinta da “noi”, non da “loro”. »
Il « male totale » di Roberts è in definitiva l'oggetto di ricerca intorno ai temi portanti di questo blog: non ci stupiamo che il « male totale » è politicamente corretto, mercantilista della democrazia, antifascistista, moralista e... liberale.
Non c'è niente di più chiuso e totalitario della Società Aperta: e siamo orgogliosi di essere suoi nemici.
Sì...ma se non ci mettevi le tue aggiunte, il concetto e l'azione di ESSI non sarebbero così chiari: l'Occidente, inteso come insieme di popoli, come base sociale anch'essa assoggettata, è la prima vittima della di ESSI follia.
EliminaL'odio verso l'Occidente IN SE' è una (post? Vetero?) ideologia, come tale falsa coscienza da cui occorre, per evidenti motivi, prendere le distanze (finché si è in tempo; e se si vuole salvaguardare la verità da un bagno di sangue)
Effettivamente, per quanto Vltchek sembra si etichetti come "socialista", l'impersonalità del paradigma volto allo sfruttamento economico-politico del capitalismo liberale - senza freni - passa sotto traccia, sovrastato dalla partigianeria patriottica.
EliminaAndre Vltchek si è occupato molto di imperialismo e, stando con Chomsky, sarebbe « riuscito nell'intento di descrivere le dolorose - e particolarmente per l'Occidente, vergognose realtà per le loro radici storiche ».
Già parlare di Occidente è parlare squisitamente di dottrina Monroe, non avendo culturalmente e geopoliticamente altro senso se non questo¹: che questa dottrina non sia altro che il braccio violento dello stesso Mercato che impone vite indegne di essere vissute, rende schiavi, e opprime gli stessi cittadini delle nazioni imperialiste, è un concetto difficile da far entrare nella testa dei soggiogati.
Mai come oggi è stato importante comprendere l'identità democrazia=socialismo=vita-specie-umana, al di fuori di qualsiasi incrostazione ideologica.
La Luxemburg diceva « o socialismo o barbarie ». Non è ora evidente?
In questa congiuntura è di una chiarezza lapalissiana la coincidenza tra lotta di classe ed imperialismo: quanti dei "sovranisti", di fronte all'evidenza, sono coscienti del problema strutturale che pone il materialismo storico?
(Per non parlare della coscienza democratica e di classe che ha la "sinistra" post-comunista...)
_____________
¹ Se cede la Stalingrado siriana, vedremo quei meridiani che segnano l'inizio e la fine dell'Occidente coincidere con quelli dell'Oriente: a quel punto ci chiederemo se mai il sole sorga o tramonti, e quindi se mai i giorni passino e il tempo scorra: vedremo la fine della Storia. La società in cui non sorge mai il sole.
(Altro che gli scontri di civiltà degli utili fallaciani...)
Cavoli! La definizione di "Stalingrado siriana" getta una luce del tutto nuova sulla questione frattalica...
EliminaCi sono molti ribaltamenti (nel what side are you on?) nella facciata dell'omotetia ma, in termini fenomenologici corretti, solo apparenti.
Sarà da rifletterci attentamente (sperando di non arrivare tardi)
Grazie
Partendo dallo stato iniziale "collisione di imperi" (in essere o aspiranti tali), i motivi che portano allo scoppio di una guerra su larga scala non sono mai gli stessi per cui la si continua a combattere nel tempo, ed i motivi per cui la si continua a combattere nel tempo non sono neppure gli stessi per cui alla fine si arriva alla cessazione delle ostilità.
RispondiEliminaNel caso della grande guerra essa iniziò per volontà della elite degli Junker prussiani, essenzialmente perchè, persa la corsa al riarmo navale, questa elite ancora egemone in patria (ma che si percepiva come declinante), si era convinta che fosse giunto il fatidico momento 'ora o mai più'.
Fu infatti l'impero guglielmino a dichiarare per primo guerra alla Russia dopo aver indotto l'impero austro-ungarico a mandare l'ultimatum alla Serbia promettendogli l'appoggio militare necessario a vincere rapidamente nei Balcani (l'unica area di interesse strategico degli austro-ungarici) ed assicurando contestualmente (sapendo però che sarebbe stato impossibile) che avrebbe provveduto a tenere Russia, Francia e Regno Unito fuori dal conflitto.
In sintesi, a partire dalla 'collisione' degli imperi centrali ed ottomano con gli imperi di Francia, Regno Unito e Russia, la grande guerra fu infine innescata dalla follia prussiana dell'ora o mai più e dalla miope illusione austro-ungarica di ampliare facilmente l'impero nei Balcani senza correre il rischio di un conflitto più ampio.
La grande guerra, tra alti e bassi, ed includendo gli 'strascichi', durò praticamente fino al 1922 (termine della guerra sovietico-polacca nel 1920 e termine della guerra greco-turca nel 1922).
Saltando ad oggi, e lasciando al lettore il piacere di trovare le analogie tra le due guerre mondiali ed i motivi per cui etc. etc., temo che l'elite egemone dei moderni 'imperi centrali' (centrali soprattutto perchè ancora battono e/o controllano tutto il sistema finanziario denominato nella principale moneta di riserva), cioè l'elite Israelo-Anglosassone di UK/USA/Israele, si sia convinta che sia giunto il loro momento 'ora o mai più'.
Chiudo osservando che mentre nel caso della II GM furono UK e Francia a dichiare per primi la guerra oggi si vorrebbe che sia la Federazione Russa a fare questo passo (di qui l'aperto incoraggiamento di Paul Craig Roberts), ma come si dice a Napoli credo che abbiano 'sbagliato portone'...
A parte la decisiva rilevanza, nella genesi della I WW, della mobilitazione russa, direttamente rivolta (via gigantesco commuting su linee ferroviarie a direzione predisposta e inequivocabile) contro la Germania (laddove lo Zar, ben avrebbbe potuto più direttamente muovere contro l'Impero ottomano e lasciare a Francia e Impero britannico la decisione sul se ritenersi coinvolti), rimane il fatto che le dichiarazioni formali di guerra non sono più richieste dal protocollo delle guerre "etiche" attuali (anche perché la Nato deborda dalla sua funzione difensiva, di risposta ad una diretta aggressione, da un bel pezzo ormai).
EliminaNella nuova consuetudine del diritto internazionale, l'atto equivalente ad una dichiarazione di guerra, l'hanno GIA' adottato gli Stati Uniti.
Basta guardare alle missioni aeronavali, sul teatro di azione militare pre-dichiarato dagli USA, in queste ore, riportate in tutte le cronache (con imbarazzante noncuranza della fondatezza delle accuse mosse alla Siria).
Le guerre "etiche" sono guerre di religione a tutti gli effetti: ovvero guerre di annientamento.
EliminaLa missione escatologica del nazismo antisemita è la medesima di quella dell'eccezionalismo atlantico.
Le dichiarazioni di guerra appartengono alla civiltà del diritto internazionale e dell'ordine vestfalico. Ora siamo ai tempi della barbarie della medievale società aperta, della globalizzazione e dello scontro di civiltà.
La classe egemone occidentale si sta mostrando talmente sanguinaria, intollerante e ridicolmente stupida da rendere più rispettabili Hitler e i gerarchi nazisti. Sicuramente più equilibrati.
Nel frattempo mi tappo il naso e smacchio i giaguari...
(Meglio l'estinzione della razza umana che un mondo abitato dai figliastri di pedofili, satanisti e usurai: e lo dico con convinzione. È in primis un'umanissima questione estetica: parassiti, ratti e scarafaggi devono sopravvivere in quanto animali, non vilipendere la forma umana)
Non siamo ancora in guerra, siamo ancora nella fase 'ultimatum in Siria' (curiosamente uno stato con la stessa iniziale della Serbia).
EliminaL'ultimatum in Siria potrebbe fare tranquillamente la stessa fine del recente ultimatum in Nord Corea (ove pare che ci sarà un incontro diretto al vertice in Maggio)...
Le forze militari in campo nel teatro di operazioni hanno già ampiamente 'mobilitato' nel corso della 'proxy war' che Assad ha ormai praticamente vinto col supporto decisivo russo (in secundis) ed iraniano (in terzis, visto che sono state le truppe di Assad a sostenere il 95% dell'impegno bellico).
Anche senza dichiarazioni formali si passerà al vero stato di guerra quando civili e militari della Federazione Russa e degli USA diverranno 'legitimate target'.
Chi colpirà direttamente per primo (infliggendo perdite significative, non poche decine di morti) forze militari russe (o americane) avrà di fatto dichiarato guerra per primo.
Gli USA pare che si accingano a smaltire l'ennesima ondata di missili cruise obsoleti che, in base all'esperienza recente, ed in caso non si tenti la saturazione delle difese missilistiche, sono destinati a raggiungere si e no un tasso pari al 35% di successo.
Ma se quel 35% di successi non provocherà direttamente la perdita di truppe russe (in numero significativo) non ci sarà l'attacco diretto russo alle navi USA (quello che Paul Craig Roberts sembra desiderare - da perfetto pazzo sociopatico USA).
Tra l'altro non succederà probabilmente nulla perchè la Federazione Russa si sta già 'mobilitando' per la parata del 9 Maggio (ed io ha già ripulito il nastrino di San Giorgio donatomi da una mia amica pattinatrice russa redattrice di RT).
Salvo ovviamente un improbabile attacco diretto USA alle truppe russe in MO.
In realtà un ultimatum non risulta e né avrebbe senso, poiché non c'è nulla che la Siria possa/debba fare dato il rifiuto (veto) di deliberare un'inchiesta che accerti i fatti e la conseguente definitiva dichiarazione di responsabilità, unilateralmente considerata sufficiente per delle misure "punitivie" militari già preannunziate.
EliminaSiamo nella fase, - già in sè preparatoria di, e inscindibile da, un attacco - di "dispiegamento" delle forze impegnate sullo scenario di un'azione militare punitiva dichiarata dagli USA; di cui non si conosce, semmai, la "intensità".
Che poi tale azione rimanga ad uno stato di dispiegamento dimostrativo o meno, dipende solo da calcoli che, come ci dice Graig Roberts, verranno esattamente compiuti nel tempo ritenuto necessario all'approntamento del dispositivo d'attacco.
Avendosi alla base di tale dispiegamento, e diauto-dichiarata legittima applicazione di misure punitive, la deliberata violazione del "caveat" preventivo russo relativo alla interdizione delle acque al largo della Siria entro un range militarmente "critico" (distanza di azione specialmente per le unità navali), chi colpirà per primo, specie per l'incombere simultaneo degli "agganci" di misure elettroniche di puntamento e relative contromisure, non sarà necessariamente l'attaccante.
Potrebbe, in concreto, essere una misura di difesa a fronte dell'univoco atteggiamento di "lancio" della controparte (USA, comunque autodichiarata attaccante, essendosi inoltrata al di fuori di qualsiasi limite della propria "territorialità" secondo le regole del diritto internazionale).
Faccio sommessamente notare che l'ultimatum USA consiste nella assurda pretesa che Assad (legittimamente eletto e capo di uno stato sovrano) si ritiri a vita privata (senza neppure garanzie sulla incolumità fisica sua e degli alawiti).
EliminaGli Alawiti sono infatti la comunità religiosa di cui fa parte il presidente Bashar Al Assad e da sempre sono la colonna portante del partito Bath e delle forze armate nel Paese.
Il fatto poi che gli USA abbiano annunciato ampiamente in anticipo l'ennesimo presumibile e (speriamo) 'sterile' attacco di missili cruise (che rammento si dirigono SOLO verso bersagli fissi pre-programmati a velocità subsonica) è servito a permettere il dispiegamento delle contromisure per ridurre i danni (batterie SAM in allerta h 24, flotta russa fuori dai porti siriani in acque internazionali, mezzi e personale all'interno delle basi militari spostati in zone più sicure e/o riparate, personale politico ed amministrativo fuori dai palazzi pubblici abituali e tutti riparati in località segrete).
Tutto questo è ancora 'teatro', propaganda pura (è lecito pure pensare leggendo i twit di Trump che i Russi abbiano già ricevuto informazioni sui luoghi che saranno oggetto di attacco a mezzo comunicazioni riservate), al solo fine di compattare le rispettive alleanze in attesa di trovare un accordo temporaneamente soddisfacente sulla definizione delle rispettive zone di influenza (a questo servono infatti le proxy war').
Cane USA che abbaia (in quanto debole) alla fine non morde veramente (ho imparato moltissimo osservando il comportamento del mio cane quando interagisce con i suoi simili e gli imperi si comportano di base come i cani liberi al parco).
Per capire un aspetto fondamentale - strutturale - di questo momento, esiste un aspetto insopportabile al capitale parassita: « Nella guerra che USA e NATO impongono ora alla Russia », dice un banchiere internazionale, « i diritti degli imprenditori sono obsoleti. Gli statunitensi sono riusciti a sovvertire venticinque anni di privatizzazioni russe che pensavano di aver reso irreversibili »
Elimina(Esistono solo i "diritti degli imprenditori" (aka monopolisti) di ingrassare, non quelli del lavoratori di vivere dignitosamente, essendo che questi ultimi disturbano l'ordine "naturale"... e non mi soffermo più sul fondativo concetto di "natura" nella sociopatica etica dell'ecologismo sociale)
Cosa significa: le riforme strutturali, come sosteneva anche Monti nel noto filmato, sono considerate "irreversibili".
Per intenderci, nel Cile vige ancora la costituzione di Pinochet.
La contraddizione fondamentale del capitalismo sta nella moneta: se il controllo è indipendente dalla sovranità popolare, si generano contraddizioni e squilibri interni che possono essere risolti solo esternamente, aumentando l'intensità delle contraddizioni scaricandole in parte a livello internazionale, tramite il mercantilismo.
Questa contraddizione, replicata per ogni singolo mercato-stato-nazione, trova la sua sintesi con la contraddizione di Triffin.
La leva deve aumentare, diventa necessario liberalizzare e deregolamentare la finanza e portare la pressione della globalizzazione in senso stretto (puramente finanziaria) al suo parossismo.
L'esorbitante privilegio di chi detiene il controllo globale delle politiche monetarie alla base del funzionamento distruttivo dei flussi finanziari che dovrebbero essere volti alla crescita e alla progressività dell'economia reale mondializzata, trova la sua ultima contraddizione nello spossessamento totale (dei beni, della sovranità e della vita) delle classi subalterne appartenenti alla propria area di influenza e, di converso, nella residua sovranità dei Paesi che conservano una loro sovranità ed una propria autodeterminazione.
La contraddizione, dopo la fase bolla (sfruttamento), scoppio/crisi (espropriazione), si esprime con la guerra. Per iniziare, dopo la "catarsi", un nuovo ciclo (o meno causa Apocalissi). Senza alcuna "palingenesi" almeno che non ci sia sufficienza coscienza "per socializzare la moneta" e fare riforme progressive di struttura che portino fuori dal capitalismo in modo democratico.
Quello che fa quindi incazzare i banchieri è che il "keynesismo di guerra" è comunque una forma di "keynesismo": lo Stato, per sopravvivenza, deve essere quello che è: l'istituzione più importante. Rischiando di rovinare tutto il "lavoro" di predazione degli oligopoli.
Quando si tratta di "sopravvivenza" economica (per i paesi imperialisti), o biologica (per i paesi oppressi), le classi egemoni riconoscono il primato della Stato, ovvero della collettività.
Lo Stato liberale, la società aperta, è quella che si ricorda delle istituzioni pubbliche solo quando c'è da socializzare le perdite. economiche ed umane.
Un breve compendio di storia politica moderna, e un saluto ai marxisti che non hanno capito un cazzo. (Anche a coloro che confondono la giusta dose di scienza positiva del paradigma marxiano con "positivismo" e "messianesimo"...).
Qualcuno diceva che l'imperialismo è la fase suprema del capitalismo... Sacrosanta la riflessione sul ruolo primigenio e unico dello Stato: verrebbe da pensare a Einaudi durante la Grande guerra e capire se le sue preoccupazioni per la vedova e l'orfano riuscivano a sovrastare i sonanti profitti di guerra dei pescecani tipo Agnelli- Ansaldo.
EliminaFacile preoccuparsi per le bardature del keynesismo militare...una volta incassate le commesse.
Siamo sempre al solito punto. I governi sono i camerieri delle classi dominanti, individui sociopatici, profondamente ignoranti, oramai in completo stato di delirio. Fino a che non si strappa ad essi lo scettro e si incardina alle classi popolari la sovranità, le armi spareranno sempre per coprire i registratori di cassa e i superprofitti dei maiali (con o senza ali).
Più si va avanti, e più leggo con commozione questo stralcio. Tra saviano e Virgilio, ogni civiltà esprime i propri cantori:
Tu regere imperio populos, Romane, memento:
hae tibi erunt artes, pacisque imponere morem,
parcere subiectis et debellare superbos.
@Luca: per chiarire
Elimina1) l'ultimatum è un atto giuridico di diritto internazionale con precise caratteristiche costitutive e contenuti "tipici" (e delimitati: consentono sempre la sopravvivenza della continuità del regime dello Stato "interlocutore");
2) l'ultimatum risulta diverso dalla "presa di posizione", che è la manifestazione di giudizio politico, anzitutto, e eventualmente di volontà di avvio di un processo negoziale, espressa da uno Stato rispetto a questioni determinate, coinvolgenti comportamenti giuridicamente rilevanti di uno o più Stati;
3) sarebbe da escludere che il cambio di regime, cioè del capo dello Stato legittimo e investito conformemente alle regole costituzionali effettive di un altro Stato, possa qualificarsi come ultimatum.
Se chiedo l'estromissione del capo dello Stato di un paese terzo, e, per necessità, dell'intera classe di governo a lui legata in termini fiduciari, non sto ingiungendo un qualche comportamento riparatore o adeguativo dell'altro Stato (limiti giuridici tipici dell'ultimatum), ma ne sto ASSUMENDO (O USURPANDO) praticamente la sovranità ab aexterno.
Cioè chiedo la DEBELLATIO istituzionale dell'altro paese; ciò che, allora, non è oggetto di ultimatum in senso giuridico, ma di una richiesta di "RESA" di tale Stato.
Un effetto che è normalmente il RISULTATO di una sconfitta militare (O SE SI VUOLE, UN COLPO DI STATO ESTERO-GUIDATO, IN SPREGIO DI "DIVIETO DI NON INGERENZA", tanto più se accompagnato da minaccia dell'uso della forza).
Nel caso della Siria, dunque, questa richiesta, accompagnata com'è da minaccia militare ripetuta e attuale, è OGGETTIVAMENTE GIA' UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA (che sia legittima secondo il diritto internazionale, poi...dipende da chi la fa a chi);
3) ne abbiamo conferma dal concetto ultimatum c.d. "qualificato" che, pur essendo certamente molto meno di un'ingiunzione di debellatio istituzionale, qualora sia rivolto - ma sempre con la prefissione di un termine- con la minaccia di entrare in stato di guerra o di azione militare alla sua scadenza, viene considerato un DICHIARAZIONE DI GUERRA CONDIZIONATA.
Nel caso della Siria, in realtà, tale termine (alla resa, ovvero al suo equivalente "cambio di regime"), non risulta oggi ri-fissato, ma è già scaduto (da anni) a seguito del ripetuto precedete USO DELLA FORZA IN TERRITORIO SIRIANO.
Ergo: non trattandosi più di ultimatum, che non può arrivare a prescivere la debellatio (oggetto illecito), gli USA sono già giuridicamente in guerra con la Siria.
I rapporti di forza (affermatisi nella mancanza di contrasto effettivo della comunità internazionale), regola generale fondamentale che sottosta a tutto il diritto internazionale, consentono solo agli stessi USA di dosare e usare in qualsiasi momento, a piacimento, l'uso della forza militare e QUINDI DI "DISPORRE" DELLO STATO DI GUERRA GIA' DICHIARATO.
http://www.treccani.it/vocabolario/ultimatum/
@Quarantotto
EliminaGrazie dell'eccellente chiarimento.
Queste le analisi di Bazaar su Trump (che sbaglia solo la sua elezione come Presidente USA) in tempi non sospetti….
RispondiEliminapersonalmente io ho sempre condiviso.
Notare la data:
http://orizzonte48.blogspot.com/2015/12/il-primo-turno-il-misterioso-caso.html?showComment=1449680148693#c5145113292468910170
Ti quoto appieno: « Obama è il frutto di una "torsione" mondialista e persino anti-nazionale degli USA [..] Verso un definitivo transnazionalismo verticistico ».
Infatti credo che Trump faccia da "sponda" (antitesi) nel gioco dialelettico della "complementarità degli opposti": ovvero fa "gatekeeping" facendo una opposizione di fatto volta a garantire politicamente gli interessi di classe (cosmopolita, fino a prova contraria, anche se "cita" Berlusconi).
(La "superclasse atlantica" mi pare proprio che una "costituzione" ce l'abbia: credo litighino sul "come", ma non sul "cosa" ottenere: democratici, repubblicani e vassalli più o meno recalcitranti: vogliono la mondializzazione unipolare)
I suoi interessi (sempre fino a prova contraria) sono "internazionali", e non si capisce perché dovrebbe scendere in prima persona a garantire "interessi nazionali" quando tutti i media mainstream sono compatti a promuovere la mondializzazione, che li esclude per definizione. (Tra l'altro David Rockefeller, nella sua biografia, esplicita chiaramente di essere "orgoglioso" che la sua famiglia abbia lavorato anche contro gli interessi americani... giusto per dar un po' di colore).
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A me pare proprio il "metodo Juncker".
Quindi da una parte "crei il problema", dall'altro "offri la soluzione" che, guarda a caso, consiste nella restrizione poliziesca delle libertà individuali in piena crisi economica. Trump non fa altro che la parte del cattivone... in perfetta coerenza (ehm..) con la politica estera!
Uno che fa delle "uscite" come Trump (per cui difficilmente verrà mai eletto...), anche se fosse parte di una oligarchia con interessi realmente USA, non fa altro che fomentare la "guerra tra civiltà" funzionale alla mondializzazione: se finalmente non vogliono più immigrazione, che la piantino di far sottoscrivere trattati di libero scambio. Altro che i messicani!
http://orizzonte48.blogspot.com/2015/12/il-primo-turno-il-misterioso-caso.html?showComment=1449690451463#c5971132607284894064
p.s. interessante tutto il dibattito.
rancamente, con un po' di onestà intellettuale, la debolezza di questa analisi non stava tanto nel fatto che ritenevo difficile la sua elezione, quanto il motivo per cui la ritenevo difficile: ovvero che chi lo sostenesse non avesse veramente degli interessi contrapposti.
EliminaE questo perché, onestamente, avevo ancora approfondito piuttosto poco.
Invece i trattati di libero scambio li ha messi in discussione e, di conseguenza, i suoi sostenitori pare avessero proprio interessi (più) nazionali, e quindi che le politiche proposte fossero congiunturalmente progressive verso la classe lavoratrice che, infatti, lo ha votato.
A conferma di ciò, pare piuttosto evidente anche che il suo entourage, non affatto "sprovveduto", sia stato "fatto fuori".
Questo lo sottolineo perché, con il materialismo storico non si sbaglia "scientificamente mai": ma c'è, appunto, un "ma" fondamentale.
Dato per scontato il paradigma, con buona pace dei permeisti della politologia, lo sforzo critico va nell'approfondire le dinamiche, altrimenti - mettendosi nei panni del grande decisore politico - non diventa possibile sfruttare le "singolarità", le "imprevedibili possibilità" che il dipanarsi della Storia offre.
Il materialismo storico è un po' come un'identità contabile di un bilancio: è ovvio che "quadri".
(Poi, se uno non sa che cazzo sia, e il prete e la TV gli han detto che i comunisti sono cattivi, si metterà a sbraitare cazzate: tendenzialmente, più sarà erudito, più sarà insipiente. La prova del nove è che, se il socialismo marxiano fosse stato "scorretto", "infondato", non sarebbe stato combattuto - e rispettato! - dai grandi autori al servizio della finanza liberale. Così come, anche se in ambito più "accademico", il keynesismo. Gli anticomunisti che lottano contro la "finanza comunista" del complotto giudaico-bolscevico-trotzkista non si chiedano perché di questa "prova del nove": li lasciamo al loro scontro di civiltà. Poi, voglio dire, anche quel nazistone di Schmitt si sentiva marxista...)
Quindi, come per un'identità contabile, la bravura di un "analista" sta nel cogliere le "dinamiche" estrinsecabili dalle "scritture contabili". E, quindi, quella di un grande politico democratico, dovrebbe essere far sì che i conti dell'oste usuraro NON quadrino...
Cosa voglio dire?
EliminaChe il materialismo storico è un paradigma che permette di descrivere gli avvenimenti politici integrando coerentemente le scienze positive: ma questo serve esclusivamente per la parte descrittiva e, quindi, predittiva a livello oggettivo.
Il materialismo storico, come abbiamo già visto, può essere considerato fenomenologia in senso husserliano (non in senso hegeliano, in quanto Marx ribalta la prospettiva in senso prassista) applicato alla Storia e all'attualità politica: ciò che è oggettivo può essere descritto e permettere previsioni tramite le scienze sociali, mentre ciò che è soggettivo dipende dalle capacità ermeneutiche dell'analista, dal politico, che i dati "positivi" e le "teorie scientifiche" li interpreta.
(Inoltre, non solo i bilanci della Storia descrivono una situazione fattuale in un tempo determinato, e permettono di prevedere con un certo grado di certezza - tramite la loro "riclassificazione" e la relativa interpretazione - la "solvibilità" o meno di un'impresa politica: i bilanci della Storia vengono anche "falsificati" o viene "normata la loro disciplina" in funzione di "interessate teorie"...)
Il genio umano, dell'uomo politico, non consiste nel "prevedere il futuro" (se non nelle sue dinamiche "oggettive"), ma nel cambiarlo, o meglio, nel crearlo liberamente ed arbitrariamente.
È la Natura, nella sua impersonale oggettività che si scontra con la soggettività umana, con l'Uomo disarmato ad eccezione del suo genio e della sua coscienza.
Fermo restando che l'ipotesi frattalica non è mero esercizio previsionale, ma un'operazione di analisi fenomenologica che, attraverso l'individuazione degli elementi analogici "essenziali" (ipotizzando l'omotetia ricorrente in inerzialità interne alla struttura), consente di riportarci coscientemente alla prassi :-)
EliminaDetta così, pare un'ironica supercazzola, - e in parte lo è pure- ma a pensarci bene lo Spirito Umano si afferma proprio in questa forma (credere è passivo e acritico; "dover credere" è una scelta consequenziale al processo cognitivo fenomenologico)
“… La leggenda degli Stati Uniti come paese per sua natura democratico è una leggenda dura a morire: contribuiscono a formarla i principi su cui si è fondata l'indipendenza americana…l'intervento degli Stati Uniti nelle due guerre mondiali sotto l'insegna della democrazia… un'abile propaganda, molto più abile di quella di Göbbels, che consiste nell'esaltare costantemente i principi di democrazia e di libertà nell'atto stesso in cui vengono calpestati.
RispondiEliminaInnanzitutto bisogna distinguere fra il popolo americano e le forze che lo dirigono, siano forze politiche, economiche e intellettuali. Il popolo americano in genere si lascia dirigere: esso subisce le ideologie che gli vengono imposte ed è convinto che la politica americana incarni quegli ideali di democrazia e di libertà in cui gli è stato insegnato a credere: soprattutto si lascia convincere che il modo di vita americano sia un modello ideale che deve essere esportato per la felicità di tutti i popoli.
Cardine del modo di vita americano è naturalmente la «libera impresa», cioè il capitalismo e il profitto privato: questa fede nel capitalismo e nel profitto privato riveste in America toni addirittura mistici e non è incompatibile con un senso umanitario largamente diffuso. A livello delle sfere dirigenti le cose naturalmente sono più chiare, ma il senso realistico degli interessi e degli affari si maschera sempre dietro a un linguaggio che sollecita i buoni sentimenti del popolo americano, donde quella mescolanza di idealismo, ipocrisia e cinismo che caratterizza tutta la vita americana.
Se cerchiamo di capire la politica delle sfere dirigenti americane, possiamo dire che essa è caratterizzata da una continuità negli obiettivi essenziali che sono gli obiettivi di una permanente espansione. La guerra contro l'Inghilterra degli anni 1812-14 aveva assicurato l'espansione ad ovest del Mississippi, e la dottrina di Monroe pochi anni dopo aveva affermato la supremazia degli Stati Uniti su tutto il continente americano. Ma già prima della fine del secolo XIX queste due vie di espansione apparivano insufficienti all'espansionismo americano: nella corsa verso l'ovest era stata ormai raggiunta la sponda del Pacifico, e per quanto riguarda l'America latina il segretario di stato del presidente Cleveland, Onley, poteva ormai constatare che la dottrina di Monroe aveva raggiunto il suo obiettivo politico: «Nell'ora attuale gli Stati Uniti sono praticamente sovrani in questo continente - egli diceva - e la loro volontà fa legge negli affari nei quali intervengono».
D'altra parte in quegli stessi anni di fine secolo, lo storico Turner formulava la sua tesi della frontiera, tesi che spiegava la democrazia e la prosperità dell'America come il risultato di questa espansione: «Per ben tre secoli - egli scriveva nel 1896 - il fatto dominante della vita americana è stata l'espansione» e aggiungeva che «le richieste per una vigorosa politica estera, per un canale interoceanico, per un risveglio della nostra potenza sui mari, e per una estensione dell'influenza americana ad isole lontane e paesi vicini sono indicazioni che il movimento continuerà»… (segue)
Esattissimo il rammentare la "tesi della frontiera".
EliminaQuesta caratteristica (finora intrinseca) è il motivo che ha consentito, fino a "ieri", agli USA di definirsi una democrazia: ma proprio perché ne conservava la forma, elettorale, SOLO al suo interno.
Spostata a dismisura questa frontiera, gli stessi USA si trovano in difficoltà nella loro stessa identità democratica: quando il move over the border, non è più praticabile, NON PUO' PIU' NASCONDERSI IL CONFLITTO DI CLASSE INTERNO e il sistema entra nella crisi tipica di ogni democrazia liberal-oligarchica (FASE CHE FINORA ERA STATA EVITATA...GEOGRAFICAMENTE).
Non è un caso (semmai si volesse conferma del loop "para-democratico" in cui sono entrati) che Trump, quando era un mero candidato alla presidenza, criticava Obama per il mancato coinvolgimento delle camere nelle iniziative di guerra in Siria...
Sì, un tema interessante. Di Turner parla anche Wolin, che chiarisce il modello di “democrazia” sotteso alla connessione con la frontiera: "“frontier” signified not a distinct boundary or limit but the expression of a dynamic seeking an outlet for potential power frustrated by the lack of available land or opportunity. It then remained to claim that democracy was peculiarly the product of the frontier experience. For the historian Frederick Jackson Turner (1861–1932), the frontier, the conquest of new space, had been the crucible of democracy. The Western frontier experience, he declared, had been a main force in developing democratic virtues of independence, freedom, and individualism. It had supplied “what has been distinctive and valuable in America’s contributions to the history of the human spirit.” Although often mentioned in Turner’s account, Indians never appear as autonomous actors. “Our Indian policy,” he smoothly explained, “has been a series of experimentations on successive frontiers.” His main concern was with the crisis created by the vanishing of the frontier. For Turner the democracy in crisis was not participatory democracy in any collective sense. His crisis was the opposite, the disappearance of individualism. “The free lands are gone, the continent is crossed, and all this push and energy is turning into channels of agitation.” Discontent would lead to demands for government intervention; the nation would be “thrown back upon itself” and would face the dangers posed by the differences previously absorbed in “the task of filling up the vacant spaces of the continent.””. (S. Wolin, Democracy Incorporated, Princeton University Press, Princeton, New Jersey, 2008, s. p.).
EliminaUna politica estera espansionistica - dice lo storico Williams - diventò così una parte integrante e vitale del modo di pensare americano, come frutto dell'incontro di due correnti di opinioni: quella che spiegava con Turner la democrazia e la prosperità dell'America nel passato come il risultato dell'espansione continentale, e, in minor grado, oltremare nei mercati mondiali, e quella degli operatori economici che spiegava la crisi con l'insufficienza del mercato interno. Implicitamente o esplicitamente - scrive sempre Williams - questa idea sboccava nella conclusione pratica che l'espansione era il solo modo di preservare la democrazia e restaurare la prosperità. «Noi dobbiamo avere il mercato cinese o avremo la rivoluzione» diceva il senatore Frye. E Brooks Adams concludeva che gli Stati Uniti sarebbero andati incontro a una stagnazione se non avessero consolidato la loro posizione nell'America latina e se non si fossero spinti a fare dell'Asia una colonia economica. Comincia in quegli anni la nuova corsa verso l'ovest, verso una nuova frontiera occidentale, la marcia attraverso le isole del Pacifico verso la Cina e il continente asiatico, naturalmente in nome della democrazia, della felicità dei popoli e della missione che Dio ha affidato all'America. Già cinquant'anni prima John Quincy Adams aveva fondato sui principi cristiani la pretesa alla penetrazione del commercio in Cina:
RispondiElimina«L'OBBLIGO MORALE DELLE RELAZIONI COMMERCIALI fra gli stati si fonda interamente, esclusivamente SUL PRECETTO CRISTIANO: AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO... Ma la Cina non era un paese cristiano; i suoi abitanti non si consideravano legati al precetto cristiano secondo il quale bisogna amare il prossimo come se stesso... Era quindi un sistema ostile e asociale... Il principio fondamentale dell'impero cinese è anti-commerciale... Non ammette l'obbligo di stabilire delle relazioni commerciali con gli altri paesi... È tempo ormai che cessi questo enorme oltraggio ai diritti dell'essere umano e ai principi primordiali dei diritti dei popoli».
Nel viaggio verso il continente asiatico. Samoa e le Hawaii erano le prime tappe dell'espansione americana: «per la salvaguardia della nostra supremazia commerciale nel Pacifico - diceva nel 1895 Cabot Lodge, un nome che ritornerà sinistramente in questi anni a proposito dell'aggressione al Vietnam, - dobbiamo controllare le isole Hawaii e mantenere la nostra influenza a Samoa». E quando nel 1898 gli Stati Uniti dichiaravano guerra alla Spagna per Cuba, l'occasione era buona per impadronirsi anche delle Filippine in nome di una missione di civiltà, perché - come chiariva l'allora presidente McKinley «il Signore aveva detto che l'America aveva il dovere di educare i filippini, risollevandoli, civilizzandoli e cristianizzandoli, e di fare per grazia di Dio quanto più possiamo per loro, nostri fratelli, per i quali pure Cristo è morto». Ma aggiungeva al tempo stesso con freddo realismo: «Le Filippine sono nostre per sempre... Immediatamente dietro le Filippine si trovano i mercati illimitati della Cina. Noi non rinunceremo né alle une né agli altri».
Subito dopo, sempre sotto la presidenza di McKinley, ci fu la proclamazione del principio dell'«open door»…fatta negli anni 1899 e 1900 proprio nei confronti della Cina e delle potenze che pretendevano esercitare in Cina diritti esclusivi in proprie sfere d'influenza. Il giornale «Press» di Filadelfia commentò allora: «Questa nuova dottrina stabilita per la Cina è destinata ad essere altrettanto importante come la dottrina di Monroe lo è stata per l'America nel secolo passato. Essa protegge il presente e salvaguardia il futuro». (segue)
Da allora questo principio della «porta aperta» all'espansione americana, al capitalismo americano, alla «libera impresa» americana diventerà un dogma per l'America. E con esso si fonderanno gli altri dogmi che tutt'insieme formano l'ideologia dell'imperialismo americano: LA LIBERA IMPRESA COME FONDAMENTO DI LIBERTÀ, l'espansione illimitata del sistema economico e del modo di vita americano come condizione per la prosperità e la democrazia interna e al tempo stesso la missione storica e divina dell'America di portare in tutto il mondo il suo sistema economico e il suo modo di vita, il senso razzistico della propria superiorità.
RispondiEliminaChe l'America sia stata designata da Dio a trasformare il mondo diventa una opinione corrente. Un misto di cristianesimo evoluzionismo e razzismo porta a considerare le altre razze come inferiori, create solo per preparare l'avvento della razza americana. Sembrerebbe - dice il ministro congregazionalista Josiah Strong con riferimento agli Indiani d'America e ad altre popolazioni - che queste tribù inferiori siano state solo precorritrici di una razza superiore, voci che gridano nel deserto: 'Preparate la via del Signore'».
Secondo il presidente Wilson il destino dell'America era quello di essere «LA PIÙ GIUSTA, LA PIÙ PROGRESSIVA, LA PIÙ ONOREVOLE, LA PIÙ ILLUMINATA NAZIONE DEL MONDO» e la sua missione era quella di «salvare per il mondo la democrazia», MA LA DEMOCRAZIA ERA LA LIBERA IMPRESA. «Se l'America non avesse la libera impresa - disse nel 1912 - non potrebbe avere la libertà di nessuna sorta». E nello stesso anno: «Le nostre industrie si sono sviluppate a tal punto che esse scoppieranno se non possono trovare un libero sbocco nei mercati del mondo... I nostri mercati interni non bastano più. Abbiamo bisogno di mercati esteri». E il futuro presidente Hoover ricalcherà nel 1924: «I mercati di esportazione diventano di peculiare importanza per noi nel mantenere uno stabile e normale funzionamento delle nostre industrie. Essi hanno a questo riguardo una importanza che va molto al di là della percentuale delle esportazioni rispetto alla nostra produzione totale».
La grande depressione economica degli anni 1929-1932 inciterà ancora maggiormente questa spinta verso la ricerca di nuovi mercati, e di nuove forme di dominio, e finalmente la seconda guerra mondiale offrirà agli Stati Uniti l'occasione storica per cercare di imporre la propria leadership mondiale. Con la seconda guerra mondiale non si tratterà più soltanto di proseguire metodicamente la corsa verso l'Asia, quella corsa per la quale i governanti americani avevano nel periodo fra le due guerre pensato prima di poter fruire della collaborazione giapponese e successivamente della collaborazione di Ciang Kai-scek. Si tratterà ormai di imporre il loro dominio economico e il modo di vita americano su tutto il mondo non socialista, usando naturalmente metodi diversi in Europa e negli altri continenti…
Credo di non allontanarmi dal soggetto che ci interessa se mi soffermo ancora qualche momento a chiarire, soprattutto con parole di dirigenti americani, questo disegno di egemonia mondiale, questo superimperialismo a livello planetario, per il quale si è inventata oggi la teoria del «GLOBALISMO». … Fin dal 1898 diceva il senatore Beveridge in un discorso: «La produzione delle fabbriche americane supera i bisogni del popolo americano. Anche la produzione del suolo è superiore alla capacità di consumo degli americani. IL DESTINO CI HA INDICATO LA NOSTRA POLITICA, IL COMMERCIO DEL MONDO INTERO DEVE ESSERE DOMINATO DA NOI, E LO SARÀ. E noi ce ne impadroniremo secondo l'insegnamento dell'Inghilterra di cui siamo figli…E la legge americana, l'ordine americano, la civiltà americana si stabiliranno solidamente su rive fino allora tenebrose e insanguinate e ne faranno strumenti divini e di una bellezza che risplenderà nel futuro». (segue)
“Gli farà eco 42 anni dopo, in un discorso del 10 dicembre 1940, il presidente del National Industrial Conference Board, Virgil Jordan: «Qualunque sia il risultato della guerra, l'America ha imboccato la via dell'imperialismo sul piano economico mondiale, così come per tutti gli altri aspetti della sua vita... Alcuni temono la parola imperialismo, così poco familiare e minacciosa. Molti preferiscono, secondo la moda americana, mascherarlo sotto una formula vaga come 'difesa dello emisfero'. Ma, coscientemente o no, L'AMERICA È STATA DESTINATA DAL SUO TEMPERAMENTO, DALLE SUE CAPACITÀ E DALLE SUE RISORSE, DAL CORSO DEGLI AVVENIMENTI MONDIALI…a seguire questo cammino. In verità, non abbiamo scelto, non possiamo che seguire il cammino sul quale abbiamo lavorato nell'ultimo quarto di secolo, nella direzione da noi presa con la conquista di Cuba e delle Filippine, ecc.». E più oltre, nello stesso discorso, Jordan dice ancora: «L'impero trova le sue possibilità di espansione a sud del nostro emisfero e a ovest nel Pacifico, e lo scettro passa nelle mani degli Stati Uniti»…
RispondiEliminaMa il solo Pacifico è ormai troppo poco. Già fin dal 1941 Henry Luce in un articolo di «Life» aveva parlato di «secolo americano» e aveva invitato gli americani «ad accettare con entusiasmo i doveri e la missione della nazione più potente e vitale del mondo», e a «far sentire nel mondo tutto il peso della nostra influenza, per gli scopi e con i mezzi che ci sembreranno più opportuni». Nel discorso di Baylor del 1947 Truman riaffermerà il principio che «il sistema americano può sopravvivere in America soltanto se diventa un sistema mondiale» e che pertanto «il mondo intero dovrebbe adottare il sistema americano».
La dottrina Truman per la Grecia e la Turchia, la dottrina Eisenhower per il Medio Oriente, gli interventi in America latina sono una manifestazione di questa politica. Ovunque si afferma il principio che regimi reazionari e vacillanti possono sempre trovare un puntello nelle forze armate americane; ovunque gli antimperialisti, si chiamino Arbenz in Guatemala, Jagan nella Guiana, Castro a Cuba, Lumumba nel Congo, o anche più modestamente i riformatori, i neutrali o gli amici troppo tiepidi come il riformista Bosch a Santo Domingo o il principe Norodom Sihanouk in Cambogia, e addirittura Goulart in Brasile e Papandreu in Grecia, trovano le autorità americane pronte ad ordire complotti, attentati, assassini, colpi di stato, INVASIONI. LA «MISSIONE DI CIVILTÀ» AMERICANA SI MANIFESTA IN QUESTA FORMA. E naturalmente si troveranno sempre uomini autorevoli, come l'ex segretario di Stato Acheson, pronti ad affermare (9 dicem¬bre 1964). «Il fine verso cui si dirige la nostra politica estera, lo scopo per cui manteniamo relazioni con paesi esteri, è... di mantenere e incoraggiare un ambiente in cui libere società possano vivere e fiorire».
La dottrina del «globalismo», la dottrina cioè che giustifica l'intervento americano in ogni parte del globo, diventa la teoria delle sfere ufficiali americane: in base ad essa non sono più le ANTIQUATE E ARRUGGINITE PROCEDURE DELL'ONU, ma la sola unilaterale volontà americana che deve decidere se, dove, con quali mezzi e per quali fini gli stati uniti debbano intervenire militarmente, in quanto investiti della missione storica di difendere ovunque, anche contro la volontà degli interessati, la libertà e; il bene, allo scopo di stabilire una ordinata comunità mondiale, secondo l'espressione di Rostow…In questa «ordinata comunità mondiale» il modo di vita americano deve imperare ovunque, ogni porta deve essere aperta alla «libera impresa» americana, e tutti i popoli devono assoggettarsi alla guida americana, accettando il ruolo di sudditi che l'America riserva loro…” [Prefazione di L. BASSO a “Vietnam guerra chimica e biologica” di M. Sakka, Roma, 1969, 9-37].
Abbiamo a che fare con questa gente. E con gli idioti psicopatici che la seguono
Ma tu pensa, negli anni 60 già si sapeva che la globalizzazione era una forma di imperialismo.
EliminaMa tu pensa...
(Comunque che cultura Basso)
@Bazaar
EliminaSono sicuro che una mente come quella di Basso avrebbe previsto i rischi connessi a Google e FB non appena fossero state introdotte le prime reti cellulari (1989 circa).
Personalmente, pur lavorando allora nel settore, non sono stato in grado di capire neppure la connessione (oggi evidentissima!) tra questo articolo del 2004 e FB.
https://www.wired.com/2004/02/pentagon-kills-lifelog-project/
Eppure questo articolo fu pubblicato il giorno stesso del lancio pubblico di FB...
« tracking a person's entire existence.
EliminaRun by Darpa, the Defense Department's research arm, LifeLog aimed to gather in a single place just about everything an individual says, sees or does »
Questo è il senso delle blockchain: ovvero porre tutti i dati in un unico posto logico, distribuito fisicamente (quindi illimitatamente ridondato in funzione dell'energia disponibile): Facebook, Twitter, Blogspot, le transazioni delle crittovalute, le cartelle cliniche, le anagrafiche, ecc., riconducibili ad un'unica identità digitale.
Tutto ciò a prova di matematica (la crittografia): insomma, da 1984 a Matrix.
Questo è un movimento storico OGGETTIVO. Descrivibile scientificamente grazie alle scienze sociali.
Il punto dirimente, che non capisce nessuno in modo organico e assolutamente fondato, oltre a Marx, a qualche europeo, a praticamente nessun anglosassone al di fuori dell'antica saggezza degli esseri umani, è il COME politico, il COME gestire lo sviluppo tecnologico in una situazione conflittuale.
La risposta è tanto idiota e banale quanto incomprensibile ad ESSI: gli alienati con madre patria in "Occidente": la soluzione sta nella pace sociale eliminando la cristallizzazione dell'ordine in classi, ovvero del privilegio per nascita. Sta nella democrazia sostanziale.
Vai a far capire ad ESSI che i parassiti sono loro e non ovviamente i lavoratori che, stando con i liberali, sarebbero coloro che rapinano i capitalisti tramite le tasse e lo Stato sociale...
« Tutti questi plebei invidiosi e risentiti! Hanno bisogno solo di catene e frustate, educazione morale tramite crisi economiche e guerre: la miseria rinvigorisce lo spirito!
Le bestie, poi, non hanno mica bisogno di studiare per essere disciplinate, robuste e lavorare. Quando non sono più utili si macellano e non se ne butta via niente: efficienza è sinonimo di virtuoso risparmio. » Un elitista a caso.
Notare che Stato sociale e politica fiscale sono prodotti del Politico: quindi, la risposta elitista non può che essere più Natura, più tecnocrazia e più blockchain. (Chain...).
Poiché l'elitismo - che è idelogia dello sfruttamento e del parassitismo - è una malattia psichiatrica della specie umana; è una sociopatologia che porta l'uomo fuori di sé, ad altro da sé, dove il sé è inteso come autocoscienza della specie umana.
La tecnologia, come la Tecnica in senso generale, sono un'arma o uno strumento un funzione della struttura sociale.
E quale struttura sociale adottare è una scelta umana: degli esponenti di tutte le classi e delle nazioni coscienti e non totalmente alienati. La politica è la continua soluzione dei conflitti: è necessaria per la salute del corpo umano e sociale.
La vera decisione, il vero arbitrio, sta nello scegliere di vincere la paura. Non della morte; ma della vita...
Questo rapporto elenca centinaia di casi in cui gli Stati Uniti hanno utilizzato le proprie forze armate all'estero in situazioni di conflitto militare o conflitto potenziale o per scopi diversi dal normale tempo di pace. E 'stato compilato in parte da varie liste più vecchie ed è inteso principalmente a fornire un'indagine approssimativa delle passate avventure militari statunitensi all'estero, senza fare riferimento alla grandezza dell'istanza indicata. L'elenco contiene spesso riferimenti, in particolare dal 1980 in avanti, a continue schieramenti militari, in particolare la partecipazione militare degli Stati Uniti alle operazioni multinazionali associate alla NATO o alle Nazioni Unite. La maggior parte di queste istanze post-1980 sono riassunti basati su rapporti presidenziali al Congresso relativi alla Risoluzione dei Poteri di Guerra. http://www.dtic.mil/docs/citations/AD1019030 La vedo grigissima
RispondiEliminaUna piccola nota a margine sul "peso specifico" e sulla coerenza dell'UE in questa vicenda, che richiama quanto detto ieri dal prof. Bagnai nel suo intervento in Senato.
RispondiEliminaLeggo dal sito ANSA che la Commissione europea ritiene di avere prove sull'uso di armi chimiche in Siria. Per contro, nella stessa notizia, si apprende tuttavia che il principale attore politico ed economico dell'Unione, ossia la Germania, esclude un proprio intervento militare in Siria..... Come, su queste basi, possa parlarsi sul serio di 'politica estera europea', io personalmente non so.
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2018/04/12/assad-le-minacce-delloccidente-screditano-la-lotta-al-terrorismo_94d26861-cf06-41ad-adbc-0520b6f8d2f1.html
Che post (e che situazione). Io vedo Trump come un'"anomalia del sistema", uno che non doveva neanche essere lì, che è Capo Supremo delle Forze Armate USA, colui a cui spetta in ogni caso l'ultima e definitiva parola, che si ritrova suo malgrado a "gestire" la (folle) lotta di potere tra Essi 1 e Essi 2. Non mi pare nemmeno che da programma fosse un'interventista, anzi, mi pareva uno deciso a investire sul centro dell'impero per rafforzarlo (vista la debolezza manifesta nei confronti della Cina), rinunciando ad ulteriori "conquiste" (almeno per il momento). Non un Manchurian Candidate di Essi, ma uno "statista" (come Salvini), figura che gli Usa non vedevano dai tempi di Nixon. Speriamo in bene.
RispondiEliminaCodesto Stranamore è decisamente troppo ossessionato dal dio d'Israele, più che dalla insensatezza di una crisi alimentata per ragioni aberranti ma certamente materiali. Fra un po' arriva al "negro sul Reno" se non si dà una calmata. Come spesso accade con siffatti discorsi, su una base apparentemente logica, certo spregiudicata ma oggettiva e razionale, persino illuminante, qualcosa stona e, non volendo, con la sua ossessività tramuta tutto nel suo contrario. Qui non c'entra la divinità: ma la volontà umana e la ricerca di potenza territoriale umana.
RispondiEliminaQuanto a Trump, sembra una banderuola. Se penso che c'è stato chi lo salutava come il grande spauracchio delle élite solo poco tempo fa.
Precedenti storici.
RispondiElimina«E 'iniziato il martirio [...]. Decine di migliaia furono trascinati via, maltrattati e assassinati nel modo più vile. [...] Ho ordinato all’Air Force tedesca di condurre una guerra umanitaria [in Polonia]»
Adolf Hitler, 1939
Fonte: www.speeches-usa.com/Transcripts/adolf_hitler-poland.html