domenica 22 aprile 2018

IL PICCO DI DRAGHI: IL "SOTTILE" MERCANTILISMO ALLA PROVA DELLA BOLLA GLOBALE


Il presidente della Bce, Mario Draghi

La notizia ha praticamente fatto il giro del mondo: Draghi (da Washington) "ammette: la crescita potrebbe essere giunta al suo picco". 
Risulta dunque di estremo interesse capire per quali ragioni, secondo l'illustre banchiere centrale, il "ciclo" potrebbe entrare nella sua fase discendente.
Ebbene, a stare a quanto riporta Zerohedge, oltre a un profluvio di "platitudes" (banalità), a ben vedere, Draghi queste ragioni non le indica: genericamente si richiama a degli "indicatori economici" che preannunzierebbero il raggiungimento del "picco", ma aggiunge poi, - non si sa bene in base a quali valutazioni-, che "lo slancio della crescita è atteso in prosecuzione", e che "il protezionismo (?) potrebbe aver già prodotto i suoi effetti sugli indicatori (altri? gli stessi della crescita?) del global sentiment". 
Conclusione: da un lato, "un ampio grado di stimolo monetario rimane necessario", dall'altro, però, trapela (secondo Bloomberg) che i componenti del Consiglio BCE vedono come ragionevole attendere fino alla riunione di luglio per annunciare la fine del programma di acquisti".

2. Dal che si desume, per necessità logica insita nel ragionamento sintetizzato, che:
a) il fantomatico protezionismo sarebbe la causa principale, se non unica, del paventato rallentamento della crescita, mentre questa, viceversa, si basa su elementi puramente piscologici, o, più esattamente, capricciosi, cioè sul "sentiment" di non meglio individuati decisori globali;
b) il QE stimolerebbe la crescita e rimane necessario: e dunque, è giocoforza desumere che, pur avendo raggiunto il suo picco, la crescita non ha, e non ha mai avuto, uno slancio autonomo dallo stimolo monetario...;
c) tuttavia, improvvisamente, non si sa bene come, intorno a luglio, le condizioni cambieranno nel senso che, pur rallentando la crescita (stando alla prima e principale affermazione di Draghi), si potrà annunciare una data per la fine di uno stimolo così essenziale (nelle affermazioni dello stesso Draghi).

3. La genericità delle dichiarazioni di Draghi non consente neppure di andare oltre queste manifeste contraddizioni logiche per poter scendere a verificarne l'attendibilità (scientifica): non conosciamo gli indicatori cui allude Draghi e il modo esatto in cui li interpreta, ammesso che degli indicatori di "sentiment" siano variabili oggettivamente misurabili e, prima ancora, significative.
Qualcosina, a chiarimento, emerge dal grafico che lo stesso Zerohedge sottopone come contrappunto alle affermazioni di Draghi:

Insomma, un effetto, Draghi, lo ha comunque ottenuto: in prossimità e poi in coincidenza con le sue dichiarazioni, almeno, Draghi è riuscito ad ammorbidire il rialzo dell'euro sul dollaro che, ad aprile, come si vede, si stava mettendo male.
E questo ci riporta a "picco della crescita & protezionismo": Draghi parla del mondo (crescita globale) o delle aspettative globali sulla crescita dell'eurozona? Non si tratta evidentemente della stessa cosa.
Ma la risposta più ragionevole, nello stesso contesto da lui delineato, è la seconda.

4. Ecco infatti che ci sovviene un chiarimento che, dalle parole di Draghi, non poteva, per evidenti ragioni di opportunità (geo)politica, essere detto esplicitamente.
L'eurozona, cui egli soprassiede quale principale se non unica, vera autorità federale "decidente", non è tanto antiprotezionistica, dato anche il fatto che l'economia globale è ben lungi dall'essere afflitta da eccessi protezionistici, quanto mercantilista. E ciò in quanto saldamente guidata, nelle sue politiche economiche e fiscali, dalla Germania e dai suoi compagni di merende minori, ma non meno aggressivi (Olanda in testa).
Su questo, se in Italia esistesse una minima informazione della pubblica opinione, non dovrebbero esserci dubbi; basta rammentare che, come aveva detto Joan Robinson (p.8), la dottrina del free-trade è, in pratica, una forma più sottile di mercantilismo.
E per forza che, se non si chiamano le cose con il loro nome, occorre poi lasciare le dichiarazioni sul vago e lasciar credere, ai popoli e agli elettori dei singoli paesi dell'eurozona, che si sta perseguendo una tollerante e lungimitante battaglia per un (presunto) libero commercio, naturalmente pacifista, che sottintende, ben nascosto (mediaticamente), il suo contrario: cioè l'essere invece conflittuale...e, per di più, sottilmente reclamato da dei "sottili" mercantilisti: cioè un ossimoro.

5. Ma se si assume, così com'è nella realtà, che il punto di vista di Draghi è quello del titolare del maggior centro decisionale politico (sì: politico) di una gigantesca area mercantilista, si capisce pure molto meglio da quali indicatori, in concomitanza con il risorgente problema di rivalutazione dell'euro sul dollaro, Draghi abbia tratto la sua predizione di raggiungimento del picco della crescita.
Se quello subito sotto riportato è il dato storico sulla ferrea tendenza dell'eurozona alla "pacifista" crescita export-led, perlomeno nella fase successiva all'avvento di Draghi...nonché alla famosa lettera da lui co-firmata nel 2011 per stimolare l'Italia all'aggiustamento mercantilista da lui stesso apertamente condiviso, - v. qui, p.1 e relativo video-, nonché ad imbarcarsi nella connessa compressione della domanda interna con conseguente gara inter€uropea alla svalutazione salariale...
Euro Area Current Account to GDP
allora, questo, proprio questo, nel grafico sottostante, è il principale indicatore cui deve aver alluso Draghi, per esternare la sua previsione sul superamento di un picco (della crescita export-led dell'eurozona), dato che, tra l'altro, è proprio un picco superato, alla fine del 2017, ciò che si vede benissimo:

Euro Area Current Account
6. D'altra parte, mercantilismo è fondarsi sull'appropriazione della domanda altrui, di altri Stati, i cui mercati diventano oggetto di conquista. 
Questo la Germania, e i suoi satelliti, l'hanno già fatto all'interno dell'eurozona.
Strutturato in qualche modo, nell'intera eurozona, l'aggiustamento Draghi-style (per capirsi), attualmente, il gioco si è persistentemente tramutato in un atteggiamento mercantilisticamente aggressivo verso il resto del mondo; ma in particolare, verso il mercato "contendibile" più grande del mondo, cioè gli stessi USA.
I quali, certamente, da questo punto di vista, sono già fortemente sotto la prolungata pressione della Cina: solo che, ALMENO PER ADESSO, gli USA stanno reagendo verso quest'ultima, mentre nei confronti dell'eurozona, - agevolmente identificabile come una sorta di impero mercantile germanocentrico-, ci si è limitati a una qualche svalutazione del dollaro dalla insostenibile, almeno secondo logica, posizione di quasi-parità con l'euro, di un paio di anni fa.

7. Ma la domanda USA, e quindi, simmetricamente, le importazioni dall'eurozona, sono a rischio per una serie di autonome ragioni, di cui fondamentalmente abbiamo parlato più volte.
Rinviando, in aggiunta, alla lettura di questo articolo di Zerohedge, intitolato "The Federal Reserve Has Done A Great Job Destroying The Middle Class" (e già il titolo, se si parla di domanda e quindi di consumi in importazioni, dovrebbe essere piuttosto chiaro), ne riproduciamo alcuni grafici che contengono altri eloquenti indicatori che minacciano, molto direttamente, di ripercuotersi sull'aggressivo mercantilismo dell'eurozona.

7.1. Il primo grafico riguarda ciò che è stato anticipato negli USA e che, sotto altre vesti, l'Ue-M e le sue autorità, stanno cercando di realizzare nell'eurozona, come paradigma ideale di serietà, sobrietà e austerità fiscale (tutte a servizio dell'export-drive). Cioè una crescente divaricazione nella capacità di spesa, e quindi anche di consumo (importazioni incluse) tra i pochi abbienti e i tanti impoveriti:
7.2. II secondo grafico ci mostra chi siano i beneficiati delle politiche di bassi interessi della Fed. Ci dice l'articolo: l'esperimento di prolungati interessi a zero della Fed ha distrutto coloro che privilegiavano il risparmio e  premiato gli scriteriati consumatori che hanno portato il debito delle famiglie (non quello pubblico!) a livelli senza precedenti". Notare il fondamentale contributo dell'era Obama all'aumento delle differenze di retribuzione e all'azione redistributiva verso l'alto:

8. Insomma, all'eurozona non si presentano grandi opportunità di mantenere impunemente a dritta la barra del timone mercantilista. E sempre rammentando che, comunque ci si autodenomini per convenienza (geo-politica ma anche di controllo del consenso interno...), "nel pensiero e nella pratica mercantilistici i salari contavano poco o nulla...Non c'era nulla su cui costruire una teoria dei salari; e infatti nessuna teoria del genere figurò in una posizione di rilievo nel pensiero mercantilistico." (Galbraith, Storia dell'economia, pag.50). Il che, badate bene, prefigura pure come andrebbe la politica economico-fiscale in caso di nuova (e imminente?) recessione importata dall'eurozona - e dall'Italia specialmente, ormai- via contrazione repentina della domanda estera.
E, comunque, ci fa comprendere a quali "riforme" ulteriori alluda Draghi nello stesso discorso da Washington (sostanzialmente: precarizzati i giovani e avendoli privati di prospettive reddituali, previdenziali e di benessere, si dovrà pur estendere ai rimanenti privilegiati delle generazioni precedenti lo stesso trattamento! Riformare è "na livella": più equa miseria per tutti).

9. A sua volta, l'America si ritrova nel suo stesso, ben noto, passato dell'equilibrio della sotto-occupazione, che è un viatico per l'alta instabilità finanziaria e per le crisi ricorrenti di insolvenza di massa: come prima del 1929. Al contempo, allo stesso modo di allora, negli USA è al governo una compatta classe politica bipartisan che concepisce le "crisi come sano aggiustamento", incurante dei loro crescenti effetti redistributivi (verso l'alto), cioè dei relativi costi economici oltre che politico-sociali.

9.1. Ragguagli su questo imminente disastro, derivante dall'assetto distributivo del mercato del lavoro e sulla conseguente instabilità finanziaria che rischia di travolgere entro nel breve termine gli stessi USA, arrivano giornalmente, quasi in ogni news.
E riguardano il debito contratto da chi vuole sperare in un'opportunità lavorativa migliore, con una situazione di insostenibilità esistenziale, prima ancora finanziaria, in continuo aggravamento: For The First Time Ever, Millennials With Student Debt Have Negative Net Wealth.

9.2. Così come riguardano la bomba pensioni (oggetto di una campagna mediatica in simultanea in tutto il mondo occidentale), lamentata in un sistema che, all'opposto di quello italiano, si basa sul settore privato finanziario-assicurativo ma che, di fronte all'equilibrio della sotto-occupazione e alle crescenti insolvenze derivanti dalle sperequazioni retributive, è in una crisi tutta all'interno del "credibile" universo della finanza  privata. La quale, prima causa gli squilibri generazionali di massa, avendo drenato le risorse attraverso un sistema (deflazionista-salariale) di consumi dove domina il debito privato (su credito erogato a interessi reali positivi), e poi, però, (questa stessa finanza privata), si trova spiazzata quando deve erogare le prestazioni pensionistiche su aspettative di vita crescenti (sventura cui rimediare smettendo...di curare i malati). 
E tutto questo, mentre il giogo deflattivo - volto a raggiungere rendimenti reali positivi in condizioni di politiche fiscali costantemente restrittive, cioè sobriamente deflazioniste -, pone i rendimenti nominali non solo a livelli modesti (senza precedenti) ma persino a rischio di default degli investimenti finanziari e immobiliari sottostanti: "Visualizing The Pension Time Bomb: $400 Trillion By 2050". 
Insomma, il sistema finanziario privato, negli USA anzitutto, ma contagiando l'€uropa (fate presto!), vuole tutto gestire, e su tutto guadagnare interessi reali positivi; ma quando si tratta di assolvere a ciò che costituisce l'obbligo di "restituzione" contrattualizzato, preferisce dichiarare l'insolvenza, estinguere i contratti divenuti troppo onerosi, (o modificare retroattivamente le leggi troppo...generose) e caricare sugli Stati il peso delle perdite. "Il banco vince sempre".

10. Ma le cose paiono doversi mettere male anche se si mandassero in miseria, come comunque sta già accadendo, le masse precarizzate e impoverite dei lavoratori che aspirerebbero a una pensione
Infatti, prima ancora che si giunga alla fatidica soglia del pensionamento, il sistema finanziario dei consumi a debito innesca, sempre nel simpatico mondo dell'equilibrio della sotto-occupazione e della deflazione salariale di massa, insolvenze a catena a livelli vertiginosi; vere e proprie bolle che, da sole, bastano a prefigurare un mondo in recessione al loro scoppio: 
Quando parliamo delle sofferenze nelle banche italiane, causate dalle dosi di "risanamento e promozione della crescita" secondo la via dell'austerità (mercantilista), non dimentichiamo che questa è la situazione di esposizione sui sub-prime (trasformati in derivati che circolano allegramente over the counter nei sistemi finanziari globalizzati) delle più importanti banche americane:
  • Wells Fargo: $81 billion, up from $13.4 billion in 2010
  • Citigroup: $30 billion, up from $4.1 billion in 2010
  • Bank of America: $30 billion, up from $2.8 billion in 2010
  • JP Morgan: $28 billion, up from $10.4 billion in 2010
  • Goldman Sachs: $22 billion
  • Morgan Stanley: $16 billion
11. Che dire?
Vi pare che un qualsiasi governo, anche, e specialmente €uro-continuista, che potesse formarsi in Italia, potrà limitarsi a dover interpretare le parole di Draghi facendo finta di nulla, cioè continuando a credere che il "sottile" €-mercantilismo sia pacifista e cooperativo, e possa indefinitamente contare sulla domanda altrui, mentre la crescente probabilità dello scoppio delle bolle accumula tutta la sua potenza esplosiva, e socialmente destabilizzatrice?
Eppure, a leggere i nostri giornaloni e a sentire i talk dove gli espertologi, in compatte e collaudate "compagnie di giro", si lamentano di populismo e protezionismo, parrebbe che il tic-tac sempre più forte di questa bomba globale a orologeria non si senta proprio...

13 commenti:

  1. Mi piace ricordare l'episodio raccontato da Ciano nei suoi diari in merito alla dichiarazione di guerra mussoliniana agli USA, allorché Giovanni Ansaldo disse sarcasticamente al genero del duce “Ma tuo suocero l'ha mai visto l'elenco telefonico di New York?”

    Credo che i vari sub-ottimati che a vario titolo governano e appestano la Repubblica si trovino nelle stesse condizioni del vecchio direttore dell'Avanti nell'inverno di Pearl Harbour: semplicemente, essi non capiscono e non vogliono capire la realtà a cui hanno condannato la propria patria.

    Quando scoppieranno le prossime bolle- visto che è ormai un mero fatto temporale- emergeranno per l'ennesima volta tutte le meschinità di costoro, inabili a reggere un condominio e finiti da quarant'anni a fare i lacché dei capitalisti assassini.

    Più vado avanti e più comprendo a fondo la dolce ossessività di Lelio Basso per l'effettiva partecipazione dei lavoratori al governo dello stato per un socialismo materiale e...davvero reale: con questi miserabili borghesi si va sempre e solo verso il disastro.

    PS: vado OT, ma volevo condividere con voi questo meraviglioso documentario inglese intitolato "The spirit of 1945" e incentrato sulle riforme di struttura e la costruzione del Welfare da parte di Attle. Oso definirlo commovente.

    https://vimeo.com/180890958

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  2. Video bellissimo. Una cosa non capisco: cosa ha impedito al Labour britannico di quegli anni, affianco agli interventi in economia, di disarticolare la struttura feudale del Paese? Ossia di accantonare quelle strutture giuridiche già allora drammaticamente ingiuste (Camera dei Lords ereditaria, distinzione fra dominio diretto e dominio utile nella proprietà della terra, la mancanza di una costituzione scritta e la stessa forma di Stato monarchica) che costituiscono, a mio modestissimo avviso, il primo riferimento ideale e culturale della moderna deriva elitista e neofeudale? Uno storico del diritto ha parlato recentemente della "deference" britannica, ma mi sembra una ricostruzione un tantino "sovrastrutturale"...

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    1. Potrebbe essere utile ricordare ciò che Lord Beveridge disse a proposito dello Stato sociale (una citazione di Quarantotto che purtroppo non trovo), che potrebbe essere interpretabile in modo più diffuso e inquadrabile nel paradigma marxiano: ovvero che lo Stato sociale (e quindi genericamente le riforme di struttura « progressive ») possono essere « concesse » o « coscientemente rivendicate ».

      Il « liberalismo sociale » anglosassone è solo indirettamente una risposta al socialismo: una forma di « concessione » borghese.

      Si potrebbe argomentare che tanto il liberalismo « sociale » quanto il « socialismo reale » siano stati rispettivamente « socialismo » nel senso di « ampie riforme di struttura in senso progressivo » rispettivamente « concesse » o « imposte » dall'alto.

      Questo perché nonostante il lavoro delle personalità con coscienza morale umana che parteggiavano nella classe colta, la base coscienziale dei ceti subalterni rimaneva insufficiente.

      Una riforma di struttura « completa » (Rivoluzione) in senso umanistico deve necessariamente trovare propulsione « dal basso », ovvero deve essere prodotta da una diffusa e profonda coscienza nei ceti subalterni.

      La « borghesia rivoluzionaria » può preparare la « strada », ma deve essere la volontà prodotta da un compiuto processo di autocoscienza a produrre le ampie riforme di struttura necessarie per riportare afflato umano nelle comunità sociali.

      Questo credo sia un concetto importante perché altrimenti si perde di vista quella responsabilità personale e collettiva che chi è soggiogato porta in sé come scintilla di « libero arbitrio » nel corpo sociale alienato. Libero arbitrio individuale e politico in senso ampio.

      (I poveri non sono poveri perché sono deboli. Sono deboli perché sono poveri. L'insicurezza materiale non è dovuta alla mancanza di integrità spirituale. È la mancanza di integrità spirituale ad essere dovuta dall'insicurezza materiale. Ma questo spiega ma non giustifica la mancata riscossa volta all'emancipazione e al compimento della missione storica degli oppressi)

      Inoltre, tornando agli inglesi, nel Regno Unito i Fabiani hanno fatto un disastro a livello coscienziale, ad iniziare dal lavoro fatto con lo stesso Bernstein - il marxista con cui litigava la Luxemburg - considerato uno dei maggiori « avvelenatori di pozzi ».

      Aveva credo ragione Marx a sostenere che la Rivoluzione sarebbe dovuta partire dal centro dell'Impero: lo vuole la logica.

      Se le riforme di Keynes e Beveridge non fossero state squisitamente « concesse » come pezzi di scacchi da far prendere all'avversario per dare scacco in mosse successive, a quest'ora vivremmo credo in un mondo completamente diverso.

      Se a Londra e Washington avessero una Costituzione democratica - rigida e sociale - non sentiremmo più parlare da decenni di crisi economiche, guerre e varie aberrazioni sataniche.

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    2. Credo che la parabola dei laburisti inglesi all'indomani del 1945 non sia stata mai del tutto analizzata storicamente- almeno in Italia- e dunque non so rispondere ai giusti interrogativi che lei pone. Certo è che già avevano fatto tanto, e forse avevano preferito concentrarsi sulla riforma della struttura economica pensando che.. il resto venisse da sé. Con quella gente, però, non si può trattare.

      (mi scusi Quarantotto per l'ot, ma il documentario mi pare un perfetto esempio di ciò che si potrebbe produrre sullo spirito della Costituente).

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    3. "Una riforma di struttura « completa » (Rivoluzione) in senso umanistico deve necessariamente trovare propulsione « dal basso », ovvero deve essere prodotta da una diffusa e profonda coscienza nei ceti subalterni.

      La « borghesia rivoluzionaria » può preparare la « strada », ma deve essere la volontà prodotta da un compiuto processo di autocoscienza a produrre le ampie riforme di struttura necessarie per riportare afflato umano nelle comunità sociali."

      In "Socialismo e rivoluzione" (il testamento purtroppo incompleto di Lelio Basso) si insiste a fondo su questo concetto, e mi pare fondamentale ancor oggi: senza partecipazione dal basso tutto appassisce e cade. Possono occorrere soste nel tempo della rivoluzione- vedi Lenin e il periodo della guerra civile- ma le masse devono entrare nello Stato e farlo proprio.

      Lo stato dei lavoratori per i lavoratori è l'unico metodo oggettivo di liberazione e disinfestazione della melma reazionaria.

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    4. Capitalismo liberal, euronazismo e fascioatlantismo

      Su tutti i media, dai motori di ricerca più sconosciuti ai telegiornali, è stato promosso questo spettacolo.

      Prezzo del biglietto intorno ai 70/80 euro. Ovviamente sold out.

      Con tutto il rispetto per i lavoratori, mi limito ad un giudizio sui contenuti: un orrore. Un insulto alla cultura cinese: una rappresentazione offensiva che vilipende un intero popolo.

      Il peggio della produzione statunitense: sì, perché dopo l'orrore estetico, tipico della propaganda hollywoodiana o di Broadway, gli spettatori scoprono di trovarsi in uno spettacolo organizzato da cinesi... di New York.

      Il presentatore chiarisce che il loro paese « comunista » non permette loro di esibirsi (ma pensa...), insimma, non c'è libertà: mancava solo John Travolta.

      I cattivoni che che importunavano nel balletto le ragazze cinesi riuscivano ad avere contemporaneamente la camicia nera e una specie di "falce-martello" rossi sulla schiena: insomma, i cinesi rossobruni sovranisti.

      Lo scrivente inizia subito a brontolare indispettito con la consorte che aveva finanziato il regalo serale: « mi porti a vedere propaganda fascioatlantista! »

      Un anziano milanese prova a far partire uno « scscscsccscs! ». Bazaar lo zittisce minacciando il povero sciur di chiamare lui la maschera se si permetteva ancora di zittirlo.

      A parte due eleganti sciure di Sondrio che alla fine bisbigliavano sullo scandaloso spettacolo che si son trovate a finanziare incoscientemente, non è partito un solo fischio ed una sola lamentela in tutta la sala. La potenza del politicamente corretto post-meneghino.

      Stessa splendida Milano bevuta offre anche questo in questi giorni.

      Mio vicinissimo parente che ha reso migliori gli spazi in cui vivo: sono in gran parte opere di Eros e Thanatos.

      Quindi molte delle sue opere hanno come oggetto la guerra e la resistenza.

      Bene, domani 25 aprile la mostra sarà chiusa.

      Il comune non ha i soldi per pagare il personale il festivo.

      (Me lo ricordo, sin da bambino, lo sentivo parlare a tavola sempre di guerra...)

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    5. OT. I Fabiani oggi li considero come dei sessantottini ante litteram. https://www.wumingfoundation.com/giap/2011/02/il-libro-dei-bambini-di-a-s-byatt-recensione-di-wu-ming-4/

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    6. @Bazaar: e Fukcsas, invitato a un confronto sull'affascinante tema (tipicamente mainstream, a ben vedere) "meglio Roma o Milano?" con un simmetrico esponente della cultura (?) meneghina, cioè...Sallusti, Fukcsas, dicevasi, ha avuto modo di sentenziare che "bisogna ammettere la superiorità turistico-culturale di Milano, per la sua capacità di proporre eventi; a Milano ogni giorno succede qualcosa...".
      Una vera città globale.

      Per fortuna a Roma c'è la Raggi, la cui idea della cultura (globale) affonda le sue "radici" nella coltivazione a orto delle buche delle strade...

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  3. "Quando parliamo delle sofferenze nelle banche italiane, causate dalle dosi di "risanamento e promozione della crescita" secondo la via dell'austerità (mercantilista), non dimentichiamo che..."

    La percezione delle priorità all'interno dell'eurozona (BCE) sembra stia cambiando!

    Secondo le indiscrezioni di ZH l'italtacchino (con i suoi crediti deteriorati) pare temporaneamente in salvo.

    https://www.zerohedge.com/news/2018-04-23/ecb-capitulates-defusing-eurozones-1-trillion-ticking-time-bomb

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    1. L'avevo visto quell'articolo; un raro esempio di anglosassoni "poche idee ma confuse" e finanziario-centriche.

      Ignorate a pié pari la cause dell'accumulo di NPL, ironizzano sulla prosecuzione del QE, senza scontare l'intransigenza tedesca, e al tempo stesso il loro unico timore è che la massa di emissione M1 che promanerebbe dalla BCE intossichi ulteriormente il mercato dei titoli, vagando sui mercati sempre più prossimi al punto di "fusione".

      Insomma, riportano mere voci, dimenticano il limite EBA del 5%, che avrebbe effetti equivalenti e generalizzati di destabilizzazione dei sistemi bancari in sofferenza, e in sostanza auspicano ulteriore rigore fiscale.
      Sperano che gli Stati coi "conti in ordine" siano perciò pronti per interventi in caso di crisi e, dunque, non hanno capito nulla.

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  4. DOVE C'È DISCORDIA, CHE SI POSSA PORTARE ARMONIA
    (otc, “Preghiera semplice”, Francesco d'Assisi)


    Sarebbe intrigante il disquisire di "eruzioni cutanee" del (libero) mercato, ma verrebbero più singolari le dichiarazioni dell'amazzone del liberalismo galattico al 10, Dowing Street che ha “scioccato” il colonialismo anglosassone con le parole del “porello”, magistralmente suggerite da eruditi e motivati spin doctors della COMUNICAZIONE DI MASSA.

    Quanto singolare è il discorso NO-€URO pronunziato alla Camera dei Lord per mantenere l'indipendenza del colonialismo anglosassone dalla catene della teologia delle banche centrali indipendenti che esondava.

    Sarebbe singolare percorrere tra PULSIONI, PASSIONI, EMOZIONI il “sentire” umano, chissà, permeato di conoscenza, cultura, scienza e consapevolezza che conduce al confronto e dibattito della DEMOCRAZIA..

    In altri tempi, anch'essi meno “facili”, erano i MITI a veicolar significanze e significati, oggi s'ha solo d'affermare CIO' CHE NON SIAMO, CIO' CHE NON VOGLIAMO.

    Un tema "riflessivo": POPULISMO & INTERESSE NAZIONALE.

    PUNTO

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  5. In un contesto del genere, se si formasse un governo M5S-PD, come pare possibile, sarebbe veramente l'ultimo atto per questo paese. Dal momento della fiducia delle Camere, ogni italiano dovrebbe essere informato che sta viaggiando sul Titanic e che NON ci sono scialuppe per tutti.

    Da un punto di vista generale, sono ormai personalmente convinto che il capitalismo, così come concepito e sviluppatosi all'inizio del XIX secolo, sia al suo appuntamento definitivo con la Storia, così come quella 'civilità occidentale' che su esso ha voluto poggiare le sue basi negli ultimi due secoli.

    "Il capitalismo è sopravvissuto al comunismo: bene, ora si divora da solo", ha scritto Bukowski. Si tratta -a quanto vedo- di una forma di cannibalismo 'tout court', che inghiotte un'intera società con la sua cultura. E i primi a esultare sono proprio quei (presunti) intellettuali che dovrebbero gridare l'allarme.

    Mala tempora currunt. La mia personale angoscia riguarda i miei figli: riuscirò a trovare una scialuppa dove sistemarli? Perché il Titanic, affonderà. Certus an incertus quando, ma affonderà.

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  6. Direi che la la Thatcher è stata il “loro €uro”

    Il partito dei conservatori era tornato all’opposizione (dopo il 1975) e, sotto la guida di Margaret Thatcher, molto più preparato. Tanto che predispose (nel 1979) un documento confidenziale: il c.d. rapporto Ridley (dell’allora Ministro dell’Industria e del Commercio Nicholas Ridley, nominato dalla Thatcher) che funge da piano d’azione per le privatizzazioni.
    Secondo questo rapporto il principale problema politico-economico che il governo conservatore doveva affrontare era il “settore pubblico e nazionalizzato, nel quale i lavoratori sono molto ben organizzati”(v. Soggettività al lavoro: operai italiani e inglesi nel post-fordismo Di Giuliana Commisso – Rubettino Editore 2004).
    Ai primi posti nella lista dei potenziali oppositori ai conservatori si trovavano i lavoratori della nazionalizzata British Leyland, i ferrovieri, gli addetti al servizio delle acque e, certamente, i minatori.
    Sul piano economico il rapporto Ridley prevedeva di:
    - sopprimere le aziende nazionalizzate che non garantivano profitti in taluni settori, come la siderurgia, le ferrovie e il carbone;
    - aprire al capitale privato e dare in concessione le aziende che rendevano, come le acque e le miniere;
    - privatizzare e intaccare il monopolio statale nei settori in espansione come le telecomunicazioni;
    - stabilire un sistema misto pubblico-privato nella sanità, tra ospedali, municipalità e ditte private.

    Lo stesso rapporto forniva indicazioni precise sulla necessità di ampliare le possibilità di intervento poliziesco e di concedere ai tribunali poteri legali sufficienti a dichiarare illegale ogni efficace risposta di lotta.

    http://orizzonte48.blogspot.com/2014/12/pride-vincitori-e-vinti-nellera-della.html

    p.s. post bellissimo.

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