1. ...E quindi la guerra agli Stati nazionali sovrani deve essere incessante e condotta con ogni mezzo
.@mariocalabresi: far vincere logica degli Stati nazionali oggi equivale al suicidio, a resa di fronte ai terroristi https://t.co/5ioLAVRtif— la Repubblica (@repubblicait) 24 marzo 2016
2. Ripubblico, opportunamente montate, le informazioni e analisi complessive, provenienti da diversi post, sulla correlazione tra insorgere del terrorismo, - cioè circa le sue cause che, se rimosse, consentono di combatterlo realmente-, e Stato sociale "pluriclasse", cioè quello che si fonda sulla sovranità in senso moderno e democratico, e che, dunque, pone al centro dei propri valori la tutela dei diritti sociali il cui epicentro è il diritto al lavoro (inteso come politiche economiche di pieno impiego).
Avvertenza: i links inseriti, consentono di estendere i dati in modo da avere un quadro completo degli elementi culturali, economici e ideologici rilevanti per la comprensione.
.@AlbertoBagnai Prima Stati sovrani erano causa delle guerre(?)poi ora del terrorismo.Dunque, esattam come le donne sono causa dello stupro— LucianoBarraCaraccio (@LucianoBarraCar) 24 marzo 2016
Gli europeisti hanno qualche problema con il concetto di condizione necessaria ma non sufficiente. https://t.co/PFC7GckP0n— Alberto Bagnai (@AlbertoBagnai) 24 marzo 2016
3. Questo vale sul fronte delle evidenti cause del terrorismo quando si trova a colpire Stati de-sovranizzati in nome della "costruzione €uropea" e, quindi, in nome di politiche ordoliberiste che ne limitano a tal punto la capacità d'azione, che si produce un'orda (multi-etnica) di disperati in cerca di dignità identitaria: un fenomeno prevedibile e meccanicistico, tanto da essere praticamente un costo programmatico, comunque considerato tollerabile, se non "necessitato", dalle teorie liberiste: un costo dovuto al combinato tra mercato del lavoro-merce, deflazione salariale realizzata mediante massiccia immigrazione e limitazione del deficit pubblico, da una parte, e conseguente assetto oligarchico con eliminazione strutturale della mobilità sociale:
"...gli immigrati in Occidente, scacciati dalla loro terra per gli effetti di impoverimento permanente determinato dalle ex e post colonizzazioni, imposte dagli spietati "mercati".
Siano essi di prima o di seconda generazione, questi immigrati non soffrono "soltanto" della mancata integrazione determinata da omissione o fallimento di presunte politiche sociali e culturali (ovviamente cosmetiche), quanto della IMPOSSIBILITA' strutturale di un'integrazione che deriva da impostazioni di politica economica rigide e insensate, incentrante sull'idea della deflazione, della competitività e della connessa riduzione dello Stato sociale.
Tutti insieme, immigrati e strati crescenti della stessa popolazione autoctona dei paesi occidentali, soffrono di impoverimento e della arrogante imposizione della "durezza" del vivere da parte di una governance che vive nel più sfacciato privilegio della rendita economica (anche in Italia).
Gli immigrati, specie della seconda generazione, finiscono per sbattere contro il muro della FINE DELLA MOBILITA' SOCIALE IMPOSTA DAL PARADIGMA NEOLIBERISTA: quando si accorgono di essere destinati a un irredimibile destino di lavoratori-merce, che si aggiunge, in sovraccarico, alla continua tensione
razziale e culturale con gli strati più poveri della popolazione del
paese "ospitante", sono nella condizione "ideale" per abbracciare
l'Islam integralista.
L'adesione a ideologie radicali islamiche restituisce loro dignità, identità e una risposta alle frustrazioni della tensione con gli "impoveriti" del paese ospitante.
Questa tensione è tanto più acuìta quanto più questi ultimi, gli "autoctoni", sono essi stessi assorbiti nella voragine del lavoro-merce.
Come esito di tale processo ormai ultraventennale, gli immigrati sono
posti, pur essendo (teoricamente) in condizioni materiali diverse da
quelle dei disperati concittadini (o ex tali) delle terre di orgine,
nella stessa attitudine di rabbia e disperazione dei diseredati dei paesi più impoveriti del mondo.
Lo scatenarsi, anche nella forma del fanatismo religioso terroristico, di sub-conflitti "sezionali", tra credenze teologiche, stili di vita, pregiudizi razziali e etnici, sono solo il sottoprodotto di società globalizzate votate a destrutturare gli Stati democratici pluriclasse dell'Occidente (ex illuminista?): questi sono, o erano, gli Stati aventi come obiettivo sia la mobilità e la giustizia sociali "interne", in Occidente (dove si era affermato questo tipo di democrazia), sia quello di autolimitarsi dall'intraprendere azioni che stabilizzassero tali ingiustizie nel c.d. Terzo Mondo."
4. Questo vale sul versante dell'onda di emigrazione dal medio-oriente e dall'Africa e per le sue evidenti implicazioni con il manifestarsi, attuale e futuro, del terrorismo stesso.
Aggiungo delle traduzioni dei passaggi non in lingua italiana, vista anche la richiesta di lumi pervenutami su twitter a seguito di questa mia intervista:
"Ma "l’eau tiède de George W. Bush" (traducibile in "scoperta dell'acqua calda), l'idea dello scontro di civiltà, come l'ha definita Alain Chouet, ex capo dei servizi segreti francesi (non un borghese radical-chic, credo), ha il fascino della semplicità, nonostante "les résultats désastreux de cette politique aux États-Unis."
Quanto all'aspetto culturale, credo potrebbero tutti riconoscere che "Tout le monde peut nourrir des pensées mauvaises, horribles ou dégoûtantes. Mais elles restent de simples fantasmes à moins que l’on ne trouve un moyen de les manifester concrètement dans le monde qui nous entoure.
Ainsi, pour comprendre comment l’idéologie qui anime l’État islamique a réussi à rassembler les ressources matérielles nécessaires pour conquérir un espace plus grand que le Royaume-Uni, nous devons inspecter de plus près son contexte matériel." (qui la fonte, con una ricostruzione, per noi abbastanza risaputa ma sempre utile, di queste fonti materiali). Traduzione: "Chiunque può nutrire pensieri malvagi, orribili e disgustosi. Ma questi restano dei semplici fantasmi a meno che trovino un mezzo di manifestarsi in concreto nel mondo che ci circonda. Così, per comprendere come l'ideologia che anima lo Stato islamico sia riuscita a raccogliere le risorse materiali necessarie per conquistare un territorio più vasto del Regno Unito, dobbiamo indagare più da vicino il suo contesto materiale".
Troppo prosaico?Vabbeh, ci metto allora anche un riferimento più concettuale: Radical, Religious, and Violent (Cambridge-London, The MIT Press, 2009,) di Eli Berman, uno dei testi di analisi economica del fondamentalismo islamico (e non solo islamico) più importanti apparsi negli ultimi anni.Che ci dice Berman?Che l'ideologia ha un ruolo mai sufficiente a rendere pericolosi gruppi radicali, ma occorre sempre un radicamento sociale, analizzato usando il modello del club, reso possibile dalla fornitura di servizi sociali in un contesto di Stato assente ed elevata disoccupazione.Ma guarda tu!Esempi di strategie di contrasto efficaci? Per dire (pag. 191):
"As we saw in the case of Egypt, President Nasser provided a crude but positive example of this constructive approach to preemptive counterinsurgency in the 1950s.He nationalized the schools, clinics, and other social service institutions of the Muslim Brotherhood, effectively shutting down their organizational base for two decades." Traduzione: "Come si è constatato nel caso dell'Egitto, il Presidente Nasser fornì, negli anni '50, un crudo ma positivo esempio di questo approccio costruttivo all'eversione. Egli nazionalizzò scuole, ospedali, a altre istituzioni sociali dei Fratelli Musulmano, sopprimendo con efficacia la loro base organizzativa per due decenni"
Ma il nasserismo è oggi un lontano ricordo: le "riforme" che l'Egitto - e non solo l'Egitto, ovviamente- ha implementato negli ultimi 15 anni hanno significato massicce privatizzazioni e un attacco, per quantità e qualità, a ciò che restava del settore publico, in quanto, come dice la solita Banca Mondiale (citata da Hanieh),
"reduc[e] government employment and the wage bill [through measures such as] lowering remuneration for new entrants, adjusting the pay scale to strengthen the link between compensation and productivity, and focusing on nonwage benefits that distort labor decisions, such as generous pension systems and family allowances that add to the lure of employment in the public sector".
5. Sull'importanza, (sempre più dimenticata in tempi di governo mondialista e di spinta alla de-sovranizzazione degli Stati-brutti), del principio di diritto internazionale di "non ingerenza", rinvio alla lettura o ri-lettura del post sotto indicato (è "lunghetto", ma consente di comprendere come il diritto internazionale non è sempre stato come quello che oggi viene dato per scontato. Diciamo che qualcosa è cambiato: ESSI sono tornati):Traduzione: "ridurre l'impiego pubblico e il costo relativo del lavoro [attraverso misure come] l'abbassamento della retribuzione di entrata, l'aggiustamento della dinamica salariale per rafforzare il legame tra compensi e produttività, e "focalizzarsi" sui benefici non retributivi che distorcono la scelta dell'occupazione, come sistemi pensionistici generosi e benefici sul carico familiare, tali da aumentare l'appetibilità dell'impiego nel pubblico settore"
Morale: se lo Stato non è mai la soluzione, ma sempre il problema e il divieto di ingerenza un lontano ricordo, ISIS et similia ce li teniamo."
Buongiorno,grazie per il suo impegno mi permetto di postarle un link http://www.nber.org/papers/w22102 credo possa essere utile
RispondiElimina"...E quindi la guerra agli Stati nazionali sovrani deve essere incessante e condotta con ogni mezzo", ad esempio:
RispondiElimina"Rai Radio3, Fahrenheit - Esiste già l'Europa della cultura - ore 15.00 del 23/03/2016".
Gentile Luciano, e gli altri che passano di qua, anche io mi lascio andare alla segnalazione, in questo caso, di una trasmissione radiofonica. Se avrà/avrete il tempo (30 m. ca.) di ascoltare, sentirete di tutto di più, perfino che manca una "visione stellare, cosmica" dell'Europa oltre ai consueti ritornelli sugli egoismi nazionali, la cessione di sovranità che permetta un'Europa più forte...tutto questo, seguendo un filo di Arianna che si srotola sull'incidente stradale di Tarragona e gli attentati a Parigi e a Bruxelles.
(Alessandra Bacci da Firenze. Non mi avranno. Grazie e buon lavoro. Irriverenza a cura di Monty Python's The Meaning of Life, "Galaxy Song")
Qualcheduno mi spiega che differenza corre tra il fascismo ordinovista dell'eversione nera e le Giovani Marmotte nipotine di babbo Spinelli?
RispondiEliminaBisognerebbe chiedere a fonti USA (sempre meglio andare alla fonte).
EliminaInfatti, secondo le medesime fonti, la fornitura di armi e logistica ai terroristi sarebbe camorra-mafia&mandolino
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/camorrisis-arresto-sorrento-iracheno-sospettato-rapporti-121347.htm
Certe volte mi chiedo seriamente se i spin doctor italici del più Europa prima di scrivere si imbotiscono il cervello di cocaina. Gli articoli sono molto agressivi è fuorivanti, tipici effetti della cocaina.
RispondiEliminaNon posso credere che ci sia ancora gente che crede a questa propaganda infantile.
"...Mi era sembrato di vedere qualcosa di strano tipo un esercito nemico in uno Stato sovrano tipo un'aperta violazione degli accordi che abbiamo io te lo dico e tu mi dici di parlare piú piano.
RispondiEliminaMi era sembrato di notare un fatto poco chiaro come una specie di governo ma di terza mano con un programma mai approvato che però seguiamo e neanche posso non votare perché non votiamo...".
Mi diverto a riportare l'incipit del testo della canzone "Quali alibi" di Daniele Silvestri, che a mio avviso riassume bene il periodo in cui ci troviamo... Come ben dice Bottarelli, bisogna stare molto attenti a questa presunta "guerra contro l'Islam"... Perchè l'Islam che ESSI dipingono è quello degli Abu Omar Al Shishani, alias Tarkhan Tayumurazovich Batirashvili, mercenario proveniente dal Caucaso (georgiano), formato dagli alti ranghi americani per combattere i russi e ora, chissà come, giunto in Siria AL SOLDO di questo sedicente stato islamico... che poi, ma chi lo paga se questo "esercito di ventura" alle spalle non ha uno Stato? Chi lo finanzia, io mi chiederei se fossi così interessato da non fermarmi a quanto ci inculcano i media mainstream?
Tale figuro, inoltre, è già stato dato per morto 2/3 volte... si certo posso essere un sedicente complottista... ma dire che questi mercenari siano l'Islam, beh, è quantomeno una "piccola imprecisione"... troppe cose strane accadono in questi tempi... Ma qui lo sappiamo bene...
Forse è un volo pindarico tutto mio, ma dal titolo del post (… la notte della democrazia), al noto programma di Sergio Zavoli La notte della Repubblica ) sul terrorismo degli anni di piombo, a Luigi Calabresi che di quegli anni fu tragico protagonista e poi vittima, al figlio Mario citato nel post, anch’egli a suo modo protagonista di questi a loro modo plumbei anni che stiamo vivendo, i passaggi sono stati immediati.
RispondiEliminaQuanto sarebbe bello, e utile alla democrazia, se un giorno potessimo chiedere alle persone che hanno lavorato con tanta solerzia per e nell’attuale regime, ricevendone premi in denaro, carriera e riconoscimento sociale, di spiegarci come, nel concreto, siano stati scelti fin dalla tenera età e avviati al cursus dis-honorum. Come si è tentato di fare in Sudafrica nel post apartheid, fare una Commissione per la verità e la riconciliazione, in cui il carnefice possa confessare i suoi crimini e poi andarsene perdonato dalle vittime e amnistiato dallo Stato.
E sempre per associazione, da Mario Calabresi non ho potuto fare a meno di imbattermi in un altro enfant prodige del regime, Roberto Saviano, che quest’oggi ci ha solertemente invitato a dare seguito alla meravigliosa utopia che alcuni visionari antifascisti confinati a Ventotene nel 1941 mettevano per iscritto: l’utopia di poter davvero costruire un’Europa unita, mentre l’Europa era in guerra.
Che dire, in ogni caso Buona Pasqua a tutti, Uomini e solerti.
In effetti, l'allusione nel titolo del post era abbastanza trasparente.
EliminaIl quadro è quello che è.
L'Italia, tuttavia, non è fatta per la riconciliazione, se gli vogliamo riconoscere uno specifico: il suo conformismo (essenziale caratteristica della sua classe "intellettuale"), prima dà spunto infinito per una cultura di autocitazione - ma con litigi sui bizantinismi (amatissimi e fatti coincidere con la "cultura")-, e poi, a cose fatte, fa sì che, a ogni cambio di regime, si dicano tutti "da sempre" contrari al precedente.
E le masse?
Coltivano a mezza bocca un disincantato scettiscismo, rigorosamente vissuto su luoghi comuni, del prima e del poi: ma poi si adeguano conscie delle convenienze particulari e della sostanziale e inevitabile prevalenza del gattopardesco.
E in fondo, senza gravarci troppo di autorazzismo, credo si possa dire che tutte le masse europee abbiano più o meno adottato questo comportamento già nel dopoguerra del '45.
L'alibi di non aver avuto, nè prima nè poi, i mezzi culturali e materiali per difendersi, funziona alla grande. Anzi, è il sale della mancata estinzione del dominio liberista e della irrealizzazione della democrazia..
Buona Pasqua a te e a tutti i lettori-commentatori
In effetti aver allevato le generazioni più scolarizzate del bipede implume non ha portato quella maturazione personale che era forse desiderabile aspettarsi.
EliminaComunque domani sarà pasqua ...
E allora buona Pasqua anche a te, caro Quarantotto, e a tutti i lettori - commentatori
Intervengo con molto ritardo a proposito di questo post perché proprio questa mattina durante la trasmissione "radio3 mondo" parlando di Giulio Regeni il ragazzo ucciso e torturato in egitto, è stato letto uno dei suoi scritti in cui Regeni individuava nell' avanzare dello stato liberista in Egitto( come in tutti i paesi arabi dove sono avvenute le cosiddette primavere arabe) la causa fondamentale delle rivolte.Secondo lui fino a quando i vari dittatori arabi avevano mantenuto un patto sociale con i popoli dominati tutto è proceduto relativamente bene. Ma quando il vento liberista ha sciolto e tradito questo patto, creando condizioni di vita sempre più dure, in seguito alla mancata redistribuzione del reddito da parte dello stato, le rivolte si sono scatenate.Non semplicemente contro i tiranni ma, in maniera forse inconsapevole dico io, contro lo stato liberista.
RispondiElimina