venerdì 11 marzo 2016

IL QE NEL DESERTO. E LE DISTANZE DA CAFFE' (cittadini come gli indiani nelle riserve)

http://www.liberoquotidiano.it/resizer/480/-1/true/1392020127113.jpg--.jpg 
A proposito delle"giraffe dal collo corto" di Keynes, che secondo Caffè sono le "pecore di Okun"...

1. Draghi e il dolore di Caffè per i giovani precari

Alla Sapienza il presidente della Bce, allievo del professore scomparso 25 anni fa, ricorda le battaglie del relatore della sua tesi. Ma ne prende anche le distanze ricordando le debolezze del paradigma keynesiano, che “sminuisce il ruolo della moneta ed esclude l’ipotesi del default”.

 "Beh, il professor Tarantelli sa molto bene che il monetarismo non è l'indirizzo di pensiero che io condivido, per il semplice fatto che anche laddove ha raggiunto il risultato di provocare un certo rientro dell'inflazione, non bisogna illudersi: questo è stato ottenuto a prezzo di gravissimi costi sociali, che sono stati rilevati dalla stampa di tali paesi. A parte la circostanza che le ncessità di provvedere in qualche modo alle esigenze minime di vita hanno poi contribuito - è il caso dell'Inghilterra ma anche degli Stati Uniti- ad aggravare il disavanzo del bilancio.
Il fatto è che si è creata una categoria di cittadini che vivono nelle forme di sussistenza - scriveva "The Economist" (!)- come gli indiani nelle riserve, come cittadini di seconda categoria.

Quindi non credo che questa possa corrispondere a degli ideali sociali, né dal punto di vista tecnico...a nessuna validità empirica che il conseguimento e il rallentamento del ritmo dell'inflazione di per sé porti a modificare le condizioni sociali che, anzi possono essere anche ulteriormente aggravate anziché attenuate.
...Quanto al neo-keynesianesimo, in questa nuova interpretazione come nuova politica dei redditi, vorrei ricordare una frase scherzosa di un economista americano che si è molto interessato dei problemi del lavoro e dell'occupazione, Okun; il quale ha avuto occasione di dire che se mettiamo in una gabbia un leone e una pecora è necessario tendere in riserva una buona scorta di pecore.
E dunque - è sempre Okun che lo dice - se una società si avvale di una politica dei redditi se ne deve possedere una buona scorta.
(Federico Caffè, "Intervista di Ezio Tarantelli a Federico Caffè", per "Il Mondo dell'economia" nell'ambito del programma radiofonico realizzato da Carlo Toti, 16 giugno 1984, nella raccolta "Federico Caffè- La dignità del lavoro", pag.353 ss.)."

Cioè avevamo cercato di riassumere ciò che Draghi ritiene che gli uomini debbano credere e ciò per cui si debbano affannare. Ne ribadiamo le conclusioni (rinviando al post per le premesse teoriche monetariste e neo-keynesiane ravvisabili nelle esternazioni di Draghi):
"- Draghi prende atto, a quanto pare, della prolungata caduta e mancata ripresa degli investimenti in UEM, nonostante i tassi ufficiali ai minimi storici, e che dunque la curva IS si sta rivelando, diffusamente, piuttosto rigidina;
Sapir allegato 2  
- nell'ottica predominante delle aspettative razionali (che guidino o meno gli "esiti" della curva di Phillips), continua ad attribuire questa rigidità alla insufficiente flessibilità salariale verso il basso nei paesi "debitori" (per la Germania, obiettivamente, l'andamento salariale rispetto alla produttività non consente analogo rimprovero, anzi, semmai, un auspicio nella direzione opposta, cui avrebbe di recente aderito anche Weidman; v.sotto);  

- al contempo, sicuramente senza temerla eccessivamente (adde: anche se ora si sta lentamente accorgendo che la cosa sta un po' prendendo la mano), deve cercare di fronteggiare una prospettiva di deflazione: cioè il calo dei prezzi, come nell'ipotesi di Patinkin (e di certi economisti mainstream italiani) viene visto come una cosa generalmente positiva, ma purchè poi ne segua la fiducia degli investitori, ostacolata invece dalle eccessive pretese salariali e dal livello della spesa pubblica. 

- Solo che, appunto, in attesa che effettivamente sia rimosso l'ostacolo della rigidità salariale, e dunque in presenza di curva degli investimenti IS rigida (l'abusato "cavallo non beve"), è consapevole che la politica monetaria da lui concepita da ultimo (un QE inclusivo di acquisto di titoli pubbliici e privati, fuori tempo massimo), rischia di risultare scarsamente efficace. Per questo, parlava infatti, a Jackson Hole; di "investimenti pubblici", nell'ambito di una ovvia politica sul lato dell'offerta, che renderebbe lecito un qualche allentamento delle politiche del pareggio di bilancio; - il che riporta in auge, a doppio titolo

 - cioè sia la condizione neoclassica di accettabilità delle teorie keynesiane espansive costituita dalla rigidità della curva IS, sia per l'insufficienza dell'effetto saldi reali rispetto alla (ancora) eccessiva rigidità salariale verso il basso di paesi come la Francia e soprattutto l'Italia

l'esigenza di una, ancorchè transitoria, mitigazione del consolidamento fiscale; - in sostanza, con una certa fantasia nel perpetuare le aspettative razionali di cui è propugnatore, vuole rompere il circolo vizioso per cui il non verificato "spiazzamento" determinato dalla rigidità della curva IS, che vanificherebbe la stessa riduzione della spesa pubblica (già in atto in termini assoluti e considerati arretramento e diminuzione del PIL) si accoppia alla caduta dei consumi e degli scambi intraUEM, determinando l'effetto collaterale della deflazione;

- notare che, implicito in questo discorso, è che la crisi non sia da domanda ma strutturale: cioè Draghi legge la situazione come sostanzialmente svincolata dall'andamento del PIL (UEM o di singole nazioni), considerato un problema  "aggiustabile" nell'ambito della ristrutturazione da sempre auspicata. 
Cioè, con la sola lente dell'obiettivo di preservare la moneta unica, in quanto strumento che "vincola", cioè rende ineludibile rimuovere gli ostacoli al pieno ripristino del mercato del lavoro(-merce) che viene considerato essenziale per il funzionamento dell'effetto saldi reali, ovvero dello stesso spiazzamento espansivo verso gli investimenti privati.

- Insomma, la chiave di tutto, come sempre è il mercato del lavoro, la cui flessibilizzazione, viene presumibilmente vista come la precondizione per la praticabilità e l'efficacia delle stesse politiche di taglio della spesa pubblica: finchè la prima non viene pienamente realizzata, le seconde rischiano di provocare un problema di deflazione e di non poter sbloccare la rigidità della curva degli investimenti."

3. Sulle dichiarazioni-esternazioni di Draghi di ieri e sulle reazioni, attuali e future, di borse e aspettative economiche (reali), si sono già manifestati un profluvio di commenti. 
Maurizio Gustinicchi, su scenarieconomici, ce ne dà una lettura con un taglio interessante:  

A mia volta, forte dei commenti USA, tratti del New York Times, vorrei fare un paio di sottolineature. A mio parere non "di dettaglio".
Il fatto è che, come sottolinea Maurizio, Draghi aveva "dichiarato" alla fine di un anno di QE un'inflazione sperata all'1% e si ritrova invece in questa situazione (dopo un ripido declino da qualche decimale di timida reflazione):

http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/Eurozone%20inflation%20Feb.jpg

3. E dunque, inventa il TLTRO "con omaggio" della premiata ditta BCE (secondo il NYT che parla di tostapane in regalo): 
"...le banche restituiranno (ndr: nell'ambito del neo-TLTRO)  meno di quanto ricevuto alla fine del prestito di quattro anni. Le banche saranno ammesse a tale linea solo se presteranno (tale denaro) ai consumatori e alle imprese.. E ci sono altre condizioni. Il denaro non potrà essere usato per i mutui ipotecari ad esempio."

Insomma, Draghi ragiona e agisce "come se" l'inflazione fosse già risalita, cioè intende spingere in tal senso, e. dunque, i tassi reali di credito, non adeguati dal lato della BCE a tale ipotesi (mantenuta nell'arco di quattro anni), diventano (ancor più) ampiamente positivi per il settore bancario
Mi spiego: a queste condizioni di rifornimento del denaro da intermediare, nella funzione di banca commerciale, qualsiasi tasso praticato a famiglie e imprese, per credito effettivamente erogato, diviene un'occasione di amplificare il profitto di intermediazione.

4. Ma anche se il Target non fosse rispettato, e cioè il credito non fosse erogato, intanto, fino al periodo di revoca della linea privilegiata di liquidità aggiuntiva BCE, le banche possono segnare un attivo discretuccio, alleviando i bilanci, anche rimanendo ferme
Alla peggio, alla scadenza del periodo di "verifica" (un paio d'anni sul totale di quattro) del rispetto del target, si avrà la restituzione anticipata del debito TLTRO (nel precedente caso, abbiamo visto: "il TLTRO, sulla violazione del previsto bench mark incrementale di prestiti ai privati, si limita a sanzionare con la restituzione dopo due anni anzicchè i quattro ordinari. Sicchè, in pratica, più che "targeted" all'economia reale, è un...LTRO biennale di tentata sopravvivenza dell'euro")
Draghi naturalmente si è affrettato a smentire che ciò potesse essere volto allo scopo di favorire i profitti bancari. Ma il risultato pratico non cambia (se il meccanismo attuale non prevederà altro che la restituzione secca dopo due anni su quattro: ma, al massimo, in caso contrario,potrebbe essere applicato l'attuale tasso ordinario di operazioni di finanziamento bancario: cioè zero, anzichè - 0,4 targeted).

5. Questa è una misura sul lato dell'offerta: sia sul piano bancario, cioè dei costi di rifornimento della liquidità da parte del sistema creditizio, sia sul lato dello "sperato" minor costo delle aperture di credito per crediti alle imprese e al consumo, ove fossero poi concessi (tranne che per i mutui ipotecari, come abbiamo visto, cioè per le case delle famiglie, che si vorrebbe tener fuori, probabilmente per evitare bolle immobiliari e ulteriori insolvenze per i mutui in corso, che diverrebbero più onerosi e, potenzialmente, da ricontrattare a favore dei mutuatari).

6. Ovviamente, il cavallo non berrà o berrà molto meno del previsto: infatti, Draghi si assicura che le politiche di bilancio siano improntate al consueto rafforzamento delle riforme strutturali. Cioè alla ulteriore deflazione salariale e al taglio della spesa pubblica, con il (consueto) connesso calo della domanda: la deflazione, funzionerebbe, nella sua visione, (per implicito non enunciato), come uno stimolo positivo per gli investimenti, secondo l'ipotesi dell'effetto saldi reali, nel mentre la flessibilità massima del lavoro dovrebbe condurre alla piena occupazione (che fa funzionare tale ipotesi nell'assunto neo-liberista, comunque denominato).
La limitazione delle politiche di spesa pubblica, sul lato del welfare (riforme strutturali complementari a quelle del lavoro), infatti, unita al mercato del lavoro auspicato, dovrebbe condurre alla "piena occupazione" e ridestare gli animal spirits degli investitori, che col calo dei prezzi dovrebbero scorgere maggiori disponibilità al consumo delle famiglie, e maggiori proprie convenienze a impiegare la liquidità intrappolata, dato il presunto recupero della alta elasticità degli investimenti ai tassi di interesse, che è il presupposto di tutto il "meccanismo di trasmissione monetaria" ipotizzato.

7. Non sarà così: a tacere dell'altra mezza dozzina di misure adottate da Draghi - tra cui l'estensione del QE all'acquisto dei bond privati delle imprese non bancarie, laddove avvantaggiate, sul piano dei rating di ammissibilità, saranno essenzialmente grandi imporese francesi e tedesche e molto limitatamente quelle italiane.
La domanda non tira perchè come sappiamo i meccanismi di trasmissione non trasmettono, quando si sia di fronte all'insistenza nell'equilibrio della sotto-occupazione.

8. Che poi sarebbe una crisi da domanda, su cui le politiche monerariste, sposate al falso buonismo delle politiche dei redditi neo-keynesiane, coronate dalla spinta alla introduzione della contrattazione aziendale (ne riparleremo perché lo stesso Caffè ce ne parla in modo ladipario e ineludibile), nulla possono. Ma proprio nulla.

Draghi può prendere le distanze quanto vuole (da Caffè), ma dalla deflazione generata dalla inguaribile debolezza della domanda in costanza di politiche monetarie (non trasmissibili) e di una infinita austerità espansiva, non si esce.
Le "pecore" continueranno a essere dilaniate: e non basterà la "riserva" ulteriore di immigrati ("migranti" è un politically correct per ipocriti, che rifiutano di vedere come la mattanza del lavoro non abbia più confini).
Semplicemente aveva ragione Caffè.




13 commenti:


  1. Ieri ho fatto un tuffo nella mentalità ultrapopolana di certa classe operaia che mi ha fatto toccare con mano il tipo di consapevolezza che hanno della realtà certi strati sociali.
    Parlando della realtà odierna con una coppia di estrazione operaia (il marito è un operaio specializzato nella manutenzione della metropolitana locale, la moglie non so), è venuto fuori che il marito è un fan di Mussolini e ha iniziato a dire che quando c'era Lui le cose andavano meglio e quello che succede adesso in Italia Mussolini non le avrebbe permesso. Io sommessamente ho replicato che lo sviluppo del nostro paese è avvenuto in massima parte nel trentennio d'oro dopo la fine della seconda guerra mondiale e non certo grazie a Mussolini, ma anche grazie alla nostra Costituzione democratica. La moglie ha iniziato poi a dire che il problema della crisi dell'Italia è che gli italiani sono stati abituati bene e non vogliono più sporcarsi le mani, dacché ho intuito la solita tiritera luogocomunista degli italiani tutti laureati, bamboccioni e viziati che non vogliono andare a fare i lavori manuali (pulisci cessi, raccolta di pomodori nei campi, e via discorrendo) come si faceva una volta (immagino all'epoca del Duce). Molto sommessamente ho replicato che non mi sembrava che fosse così e che prima le cose andavano meglio perché avevamo un'industria pubblica forte che trainava anche il settore delle piccole e medie aziende (pensate che ci abbia capito qualcosa la signora?); gli ho detto che, comunque, conseguire una laurea comporta impegno e fatica e non è come cazzeggiare al bar; gli ho detto ci sono molti laureati che, come me, sono di origine operaia, e hanno fatto molti sacrifici e rinunce per laurearsi. Gli ho detto inoltre che in Italia, a causa delle politiche economiche e sociali, hanno ridotto grandemente le risorse per la scuola e l'Università, compreso le borse di studio, per cui non è vero che in Italia sono tutti laureati, bamboccioni e viziati, ma è vero il contrario, cioè, abbiamo il più basso tasso di laureati in Europa, oltre ad avere tassi di analfabetismo di ritorno molto elevati. Gli ho detto che di solito le competenze, cultura scolastica e l'istruzione elevata, dovrebbero essere considerate delle risorse, risorse che dovrebbero essere in grado di far sviluppare un paese anche economicamente, se fossero valorizzate e non fossero considerate, come avviene adesso attraverso la propaganda pop, sinonimo di vizio e perdita di tempo.
    La moglie, rimasta interdetta, ha risposto dicendo che lei continuava a non credere che gli italiani avessero percentuali basse di istruzione e di laureati; io gli ho detto che non importa quello che uno pensa, ma che è importante andarsi a leggere le statistiche nazionali.
    Il marito poi ha attaccato dicendo che se, secondo lui, siamo messi male come paese perché gli italiani sono tutti ladri e pigri, dai politici più in alto fino ad arrivare all'ultimo della scala sociale (eccetto loro due, a quanto parte) ed è per questo che ci meritiamo di essere dove siamo; e che gli altri paesi sono più avanti perché la gente è più onesta. A questo punto io naturalmente avrei dovuto fargli un discorso sull'euro, sull'Unione Europea, sull'indipendenza della BCE, ecc., ma ho desistito, perché in quel contesto mi sono sentito un completo estraneo, e ho capito che fare discorsi complessi che presuppongono termini tecnici è, per queste persone abituate alla mediocrità del luogocomunismo della cultura pop strapopolana veicolata dalla televisione, l'equivalente del porsi come un presuntuoso e pigro bamboccione che dall'alto in basso gli vuole fare la lezioncina, a loro, cioè a quelli che tutto hanno capito, fieri ed orgogliosi della loro mediocrità strapopolana e della loro schiavitù inconsapevole.

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    1. E' così e non si può pensare di svuotare il mare con un cucchiaio. Ma hai fatto bene almeno a tentare: tu non ci avresti guadagnato nulla, se avessero ascoltato ponendosi il problema di "cosa" pensa e giudica al posto loro. Ma loro sì.
      E questa è come la storia della "zucca magica", troppo familiare per il peon per poter credere che fosse il più grande dono che lo sciamano poteva fargli. E infatti la gettò via e continuò a credere a ciò che lo stava portando alla rovina...

      Non possiamo neutralizzare il processodi condizionamento mediatico; così come, per definizione, il potere prevale attraverso la forza repressiva che, oggi, è rappresentata dal controllo culturale e dei media.

      Ma possiamo sgranare il gruppo e distaccare o "tirare" (a seconda della loro voglia di vivere o meno) i "controllati": fino a minacciare il gruppone di testa dei "controllori".
      Il regime è doppato e gli sta per scoppiare il cuore (naturalmente trascinerà con sè il maggior numero possibile di pecore...è una questione di bon-ton di ogni potere che si rispetti)

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    2. la mia riflessione è questa : non esiste di fatto uno strumento democratico per ribaltare la situazione,il voto è privato di qualsiasi significato reale,.......qui rotoleranno teste ahimè
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  2. «Da tempo sono convinto che la sovrastruttura finanziario-borsistica, con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati, favorisca non già il vigore competitivo, ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio, che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori in un quadro istituzionale che di fatto consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi [a proposito di "pecore"..., ndr]. Esiste una evidente incoerenza tra i condizionamenti di ogni genere che vincolano l’attività produttiva reale dei vari settori agricoli industriali, di intermediazione commerciale, e la concreta licenza di espropriare l’altrui risparmio che esiste per i mercati finanziari.»

    F. Caffè, dal Giornale degli economisti, 1971; citato in Marcello De Cecco, Roberta Carlini, “Alla radice della crisi”, il manifesto, 5 dicembre 2008

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  3. Caro 48, seguo da tempo il suo blog, non ho mai partecipato alle discussioni convinta di non avere gli strumenti per arricchirle. Ma oggi sento di doverla quantomeno ringraziare per l'orientamento che lei rappresenta in questa solitudine sovrana. Sto leggendo "la costituzione nella palude" e non mi vergogno di dirle che ho quasi pianto nel rileggere quegli articoli che a scuola mandavo svogliatamente a memoria. Infine, oggi riesco a comprendere la costruzione umanitaria, i dubbi, le precisazioni, le riformulazioni dei Padri Costituenti e anche come, allora, esistesse un vero dibattito, uno scambio accurato.
    Non mi è sempre facile seguirla. Lei abita sontuosamente la lingua italiana e le sue frasi ad ampio respiro, mai imprecise, costringono a ritornare indietro e a rileggere. Questa è la sola durezza del vivere che mi sento di condividere.
    Ho ricevuto molto da lei: questo commento è il mio modo per ricambiarla.

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    1. Grazie a lei.
      Questo tipo di commenti sono la remunerazione che qualsiasi divulgatore vorrebbe ricevere.

      Quanto ai limiti espositivi derivanti dalla mia forma mentis professionale(il linguaggio giuridico-decisorio può essere molto peggio di così...), cerco costantemente di mitigarli.

      Per fortuna persone come lei mi vengono incontro a metà strada...e dai numeri statistici, constato che siete sempre di più

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    2. Vi seguo da tempo e pur trovando difficile la parte giuridica, lontana dalla mia preparazione
      scientica (sono un astrofisco) ho sufficenti strumenti per capire quella economica.
      La preoccupazione che ho riguarda il fatto che quella dell'"austerità"
      è ormai una scelta delle elites per aumentare il controllo della società.
      Le avvisaglie sono molto preoccupati: controllo della rete (vedi Snowden), dei
      dati bancari e sanitari e gestione della digitalizzazione
      tramite agenzie ed imprese private: il PIN unico ne è un esempio.
      Dal momento che ormai anche FMI OCSE e la stessa UE in alcuni documenti
      ammettono che l'austerità NON FUNZIONA e soprattutto pensando
      vedi il caso Irlanda, che l'aumento eventuale del PIL è solo di facciata ma non
      trasferisce ricchezza alla classe media la mia preoccupazione
      aumenta anor di più. La proletarizzazione della classe media unita alla povertà
      dilagante, in questo clima di "ferocia competitiva" causerà una reazione
      da parte dei "disperati" terribile: come capitò negli anni trenta
      in Germania con le politiche del cancelliere Bruning.
      La storia si ripete ma purtroppo non sarà una "farsa".

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  4. RE-INFO

    Buon giorno e ciao Knight .. potresti informare su data, luogo e orario del convegno su UNIONE BANCARIA con Claudio Borghi & Co. ù
    Grazie.

    Considera che divulgare è anche dare perle ai porci, come in fondo è sempre stato.
    Non dico sia inutile, dico che sarebbe folle attendersi risultati pari allo sforzo profuso.
    Insomma, Prometeo, sappi che ha da rimetterci anche il fegato :-)

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    1. Dovrebbe essere il 17 marzo, dalle ore 17,00, al Pirellone.

      Dovrebbe: non ho ancora ricevuto l'invito ufficiale (preannunziatomi).

      Attendersi risultati pari allo...sforzo (che lo sforzo sia con essi), è tutto sommato il minore dei problemi.

      In realtà, il contesto in questione, ad esempio, è tale che parleranno una dozzina di persone in un paio d'ore: sfido chiunque a riassumere, anche solo per sommi capi, la questione di illegittimità costituzionale, sotto vari profili, del bail-in-Unione bancaria UE in 10'. E nel contesto di un "senso" armonico della Costituzione che, ormai, è solo un ricordo per gli "iniziati" di orizznte48 (che considerano ancora un fatto rilevante che siano esistiti Lelio Basso, Meuccio Ruini e...Caffè).

      E forse non è neppure questo il punto: perchè questo è quello che passa il convento, al di fuori dell'auto-organizzazione dal basso.
      Anzi, è persino un quasi-buon segno (e ringrazio Claudio Borghi che mi ha telefonato per invitarmi personalmente).

      Ci vuole pazienza, anche sapendo che non c'è più tempo. Pazienza, preparazione e abnegazione.
      E consapevolezza della solitudine.
      Su tali premesse, chi si aspetta qualcosa?
      Un "X" più di zero è tutto quello che ci resta.
      All'occorrenza si parte da ciò...

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    2. DIECI MINUTI? :( :( :(
      Ma dieci minuti non mi bastano nemmeno per comprendere dieci righe di quanto Ella scrive!
      Torno a studiare i Suoi libri e il Suo Blog.
      Se sarà confermata la Sua presenza, passerò a salutarLa.
      Grazie per la Sua abnegazione.








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  5. Ho letto l'articolo, che in pratica si potrebbe condensare in questo:
    Emissione di ulteriore massa monetaria ha lo scopo di tirare a campare.
    Questo è detto in modo molto semplificato.
    Quello che mi interesserebbe conoscere, in quanto da un mio semplice ragionamento è che il sistema, ovvero le banche, stanno a seguito di molti atti che si sono avverati, subendo una vera e propria emorragia di denaro.
    Nel senso che i soldi, stanno uscendo dalle stesse in modo sempre più pesantemente, trovando che le stesse si trovano senza soldi, per i motivi sopra esposti... (nota so perfettamente che la moneta viene inventata) e questo comporta che in modo ufficiale si trovino in difficoltà. Difficoltà anche auto/indotta, in quanto come siamo venuti a conoscenza, le stesse banche hanno concesso crediti a molti e come viene indicato sono come si dice "incagliati", ma ovviamente quello che non si dice è che solamente il 2% di coloro che hanno avuto tali importi già da se assomma a valori altissimi.
    Questo per dire che l'azione di Draghi, ha di fatto sostituito in modo occulto, i depositanti, raggiungendo pienamente il risultato da loro voluto.
    Sbaglio?
    Saluti
    Orazio

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  6. Io continuo con gli scavi: “In sintesi: l'Europa oggi non ha una Costituzione ma semplici strumenti e piani operativi comuni tra Stati. La sua Costituzione, se la si vuol comunque denominare così, non è che il parallelogramma delle forze messe in campo, prevalentemente nel settore degli interessi eco­nomici particolari, i quali condizionano altresì le forme organizzative.
    Parafrasando Hegel, si potrebbe dire che l'Europa ha oggi una “mi­serabile Costituzione", che è più un diritto privato tra i governi degli
    Stati che la compongono e lobbies che operano attraverso di essi che
    non un vero diritto pubblico.”

    Questo passo è stato scritto poco dopo Maastricht da...Gustavo Zagrebelsky (Presentazione in Il federalismo e la democrazia europea, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1994, pag. 15). Poi all'aggravarsi della situazione s'è accompagnato un intensificarsi della denuncia. O no?

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    1. Notare che il "è più un diritto privato tra governi che la compongono e LOBBIES CHE OPERANO ATTAVERSO DI ESSI", è esattamente la privatizzazione del diritto internazionale dei trattati di cui parla Lordon (e non solo).

      "Strano" che dopo l'inizio della grande avventura dell'euro, lo stesso autore capace di questa diagnosi, divenga un entusiasta sostenitore di Ventotene, dimenticando la pesante pregiudiziale del diritto internazionale free-trade privatizzato, nonchè la decisiva influenza di Einaudi (e di Mont Pelerin) su tutta la costruzione europea (Ventontene inclusa)...

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